di Alfredo Falletti
Come ogni anno il campionato di calcio italiano si avvia al termine, ma raramente come quest’anno il vincitore si è aggiudicato lo scudetto con così largo anticipo scatenando gioie e festeggiamenti al pari di invettive e polemiche. Da entrambi gli schieramenti di vincitori e vinti, si è assistito a eccessi e commenti ed ancor più di sempre è venuta fuori l’anima di un popolo che quando può lasciare libero sfogo alle proprie frustrazioni lancia a briglia sciolta offese di bassa lega e strali razzisti disarmanti per ignoranza e cinismo.
Un popolo pronto a far calpestare i propri diritti senza proferire verbo ed a scatenarsi in moti e sommosse fino a vere e proprie guerriglie urbane con feriti e talvolta anche peggio per una partita perduta, un rigore non concesso, fino al punto di porre la partita in secondo piano e trovare sfogo nell’unico interesse che muove certe masse: lo scontro fisico come fossero bestie feroci alla conquista o alla difesa di un territorio o di un harem da accoppiamento.
L’essere umano quale entità pensante mortificato e sacrificato sull’altare del più assoluto nulla.
A parte queste frange psichicamente (psichiatricamente) inqualificabili, tuttavia, da più parti sembra affermarsi sempre più che “il calcio non è solo calcio”, ma una complessa e composita massa di componenti mentali che trascina molti umani che nulla hanno a che spartire con la barbarie “ultras” a dare sfogo plateale alla rabbia inespressa magari con comportamenti eccessivi, ma non violenti, per una quotidianità fatta di delusioni, paure verso un futuro improbabile, voglia di riscatto inconfessabile.
Il calcio, per tanti, troppi, non è solo calcio, ma occasione di rivalsa e consolazione, opportunità di sentirsi vincenti magari fino a quando undici bambinoni supervitaminizzati riusciranno a buttare un pallone dentro una rete e magari riusciranno a vincere facendo toccare a tutti il cielo con un dito – e poco importa se tornando a casa o cambiando canale tv nulla sarà cambiato e tutto sarà ancora lì perché: “abbiamo vinto”.
Sembrerebbe inspiegabile questo comportamento di masse coese solo per un fenomeno che fin troppo spesso è lontano dal semplice concetto di sport ed è fin troppo evidente che sia un mezzo di distrazione di massa che catapulta questo Paese errante alla ricerca della sua vera identità indietro di due millenni fino a scomodare Giovenale, poeta e retore latino che indicava in “panem et circenses” i due elementi necessari a tener “buono” il popolo di Roma e sembrerebbe esser mutato ben poco nell’interpretazione di questa espressione per alcuni ironica, per altri polemica, ma comunque palesemente riferita a quella demagogia strumentale palese per chi abbia il senso critico capace di individuare un sistema subdolo per distrarre le masse dai problemi reali di una quotidianità sempre più complessa che la politica e la burocrazia non sappiano o più semplicemente non abbiano interesse di affrontare e risolvere.
Ecco il tema forse centrale e più autentico del problema.
Da una parte il “panem”, i contentini, le elemosine, le illusioni che tengono la gente in uno stato di attesa (mentre lo stato oggettivizza con l’eterna campagna elettorale fatta di promesse inattuabili, impegni senza senso mentre il sistema fagocita diritti ed aspettative, sogni e opportunità) che si trasformerebbe in una polveriera pronta ad esplodere se non ci fossero i “circenses”, l’imbonimento a basso costo con la creazione di miti inesistenti, culto della personalità di personaggi creati ad hoc da dare in pasto agli spettatori, programmi predigeriti che non richiedono alcuna capacità di raziocinio per prevedibilità di svolgimento e poi calcio, tanto tanto calcio ogni giorno a riempire tutte le ore dal pomeriggio a tarda sera, le fasce orarie di chi a casa cerca di dimenticare quel che ha lasciato, apparentemente, fuori dalla porta.
Recinti mentali entro i quali dare la possibilità di libero sfogo delle peggiori pulsioni da vivere in uno stadio o davanti ad una tv spesso pagando più di quanto si possa fare o della curiosità di guardare dal buco della serratura sognando seni ed erezioni dentro la casa del Grande Fratello o su una spiaggia dell’Isola dei Famosi.
Lo stesso sistema, lo stesso effetto che si perseguiva nella Roma antica nel ricreare battaglie epiche e realtà che fossero quanto più convincenti perché il popolo le ritenesse vere e nelle quali immedesimarsi in attesa di vedere realizzato, oggi, il sogno di un posto precario, di un’opportunità da sfruttare, di un treno da prendere con una valigia senza sogni dentro.
(13 maggio 2023)
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