di Gh.Gr.
Scegliamo, come avevamo annunciato, di evitarci i presentatori [sic] italiani e l’esagerato numero di parole, spiegazioni inutili, lentezze e battute scontate e brani preferiti da Donna Maionchi che avrebbe fatto il suo tempo. We switch to English language, which we prefer.
Il brano dell’Austria è divertentissimo, loro sono tante e dedicano il pezzo Poe ad Edgar Allan Poe (a modo loro). Poi arriva il Portogallo e l’atmosfera è un’altra: Mimicat con Al Coraçao, giocherellone al punto giusto, ma molto raffinato musicalmente. E lo spettacolo più kitch dell’emisfero occidentale (centinaia di milioni di telespettatori) spicca il volo. Poi arriva il brano della Svizzera con Reno Forrer (vincitore di The Voice svizzero nel 2020) e si torna coi piedi per terra – e il brano ricorda almeno altre sei o sette canzoni del passato (bell’estensione, ma è tutto lì). Se ne poteva fare a meno. Poi la Polonia con Blanka che canta Solo. Si porta dietro quattro che si muovono. Pare lo chiamino danzare. Fine della cronaca.
Il brano della Serbia (Samo mi se pava) è notevole. Luke Black anche, ma non nella mia camera da letto. E poi Vive la France, un magnifico brano d’atmosfera in perfetto stile da chanteuse francese, Evidement. Poi arriva quel gran manzo del ragazzone da Cipro, tal Andrew Lambru. La canzone suona già sentita trenta volta, ma il giovanottone è listo para comerselo. Discutibile il vestito. Poteva cantare nudo, già che c’era, nessuno si sarebbe lamentato. Anzi. Poi arriva la Spagna con la solita prevedibilissima canzoncina che loro chiamerebbero musica con suggestione flamenche, così come chiamano cucina ciò che mangiano. Originalissimo il titolo: Blanca Paloma. Poi il brano finisce (ed è in realtà coltissimo e raffinato, ma se non si ride un po’ in clima di Eurovision quando lo si fa?). Improponibili gli stivali di vernice bianca con zeppa alla Berlusconi. Poi la Rai piazza uno spot pubblicitario. Che ci vuol buon gusto. Noi continuaiamo a seguire la versione internazionale. E facciamo bene.
Svezia con quella gran sventola al seguito, unghissime ben lavorate e tuta aderentissima che sembra uscita da Dune: Loreen canta Tatoo ed era davvero meglio Waterloo, nel senso di Abba, ma tanto vince lei e sarebbe la seconda volta (e bisogna pur riderci su). Quindi è ancora A, ma quella di Albania (a me piace molto la musica di quel paese) con Duje cantano Albina and the Kelmendi Family e tutte e tutti sono vestiti che ‘n se ponno guardà. Ma a me queste note cantate in maschera (cioè dall’altezza del naso, ché siam mica a Venezia) emozionano sempre. E poi arriva il mio Marco Mengoni. E il mondo si taccia.
E’ bravissimo il mio Mengoni, emozionante, altissimo, bravissimo. Lo osannano di grida. Meritatissime. Due Vite è sempre magnifica. E cosa ce ne può fregare poi dell’Estonia e della bionda che sembra voglia buttarsi dalla torre e poi ha i pantaloni viola. Si chiama Alika, per la cronaca. Già sentitissima. E quindi arrivano quelli della Finlandia che guardarli non si può E ascoltarli ancor meno. Ma prendono il loro bravo numero di grida pure loro. Imbarazzanti i danzatori (o quello che sono) in fucsia. O lavanda che dir si voglia. Mai vista una simile esibizione di cattivo gusto. Dalla Repubblica Ceca arrivano tutte in rosa: cantano My Sister’s Crown. Oh my god. E mentre sto già fremendo per il mio momento preferito, quello delle votazioni internazionali (quanto ci manchi Raffa), aspetto che finisca il brano di queste squinzie inascoltabili che cantano in quattro lingue. Perché loro possono. Tanto tra un po’ arriva Mahmood. Ma prima dall’Australia arriva Voyager ed è proprio un pezzone, nonostante l’accento (è un battutone, vi tocca ridere). Poi il Belgio presenta una specie di cow-boy malvestito: ed è il solito unz unz unz. Basta.
E mancano dieci paesi. Forse mi uccido. Ma arriva l’Armenia (non è che posso perderla) poi vi toccherà anche l’articolo serio di Silvia Morganti, e non resisto a una competizione scorretta, dunque ci ascoltiamo Brunette con Future Love e poi la Moldova. Non è per snobismo, ma non si sa che dire. Poi arriva l’Ucraina e sono solo applausi: Tvorchi cantano Heart of Steel, cuore d’acciaio e se non ce l’hanno loro. Il pezzo è fortemente drammatico e non potrebbe essere altrimenti. Poi arriva Alessandra con Queen of Kings che sembra proprio italiana e infatti lo è. Il brano è insipidotto (verrà tradotto nella nostra lingua, come se non potessimo farne a meno), nonostante la voce dell’interprete sia notevole. Volgaruccio il modo di stare in scena, ma incomparabilmente più fine del gruppo tedesco che presenta un brano raccapricciante quasi come ciò che indossavano. Rideva persino la mia gatta. Poi ci informano che i Lords of Lost hanno recentemente incontrato Re e Regina d’Inghilterra, fatto che rende comprensibile ciò che fino a quel momento non lo era stato. Poi la Lituania (gran bei ragazzi in Lituania) con Monica Linkyte che esegue un grandissimo pezzo. E non sarebbe una sorpresa se vincesse. Israele si presenta con la bellissima Noa Kirel che canta Unicorn. Non lascerà tracce. E nemmeno la Slovenia – si definiscono rock’n’roller e cantano Carpe Diem – e sono vestiti come per prenderli a sberle per due giorni. Ma sono convintissimi. Per fortuna poi arriva la Croazia con i suoi Mama SC, Let be e mi voglio ammazzare… Neanche Holly Johnson avrebbe osato tanto o della distruzione di tutti i dittatori. E manca solo il Regno Unito. Sopravviveremo anche a quello? Direttamente dal Barbican center ecco Mae Muller con I wrote a Song.
Per dirla in breve: se vince la musica vince Mengoni (e ha già vinto il premio per la migliore composizione. Bingo). Tutto il resto è Eurovision.
(13 maggio 2023)
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