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Perché insisto sulla gravità del bullismo e cerco di sensibilizzare i media

di Giuseppe Sciarra

Due anni fa ho realizzato un documentario con Edoardo Purgatori in cui a distanza di più di vent’anni ho denunciato il bullismo che molti miei coetanei dell’epoca mi facevano a causa di alcune dicerie che avevano messo in paese sul mio orientamento sessuale. Queste “bravate” sono durate sette anni e sono state quanto di più violento abbia subito in tutta la mia vita. Non erano solo gli insulti quotidiani e le aggressioni fisiche a farmi male, facendomi sentire braccato come un animale dai bulli del luogo ma a distruggermi psicologicamente furono anche le calunnie, le falsità e i tradimenti di tanti presunti amici che mi pugnalavano alle spalle contribuendo a diffamarmi o a fare da spettatori alle tante umiliazioni a cui sono stato sottoposto.

Ricordo un mio amico delle scuole medie che per i tre anni di scuola si finse solidale con me, solo però perché ero figlio del vice preside dell’istituto. A scuole concluse infatti cambiò radicalmente atteggiamento nei miei confronti. Un giorno incontrandomi per strada attorniato da altri ragazzini iniziò a  bersagliarmi, facendo allusioni volgari sul mio orientamento sessuale tese a mettermi in imbarazzo e a distruggermi psicologicamente – dicasi banalità del male.  Questo piccolo episodio che agli occhi dei più sembrerà una sciocchezza, fu la goccia invece che fece traboccare il vaso. Dopo anni in cui ero stato svilito, violentato della mia dignità, in seguito a quel tradimento da parte di uno di quelli che consideravo un mio amico, decisi che dovevo farla finita se quelle persecuzioni fossero continuate. Infatti quando mi trasferii a Foggia – gli accadimenti erano avvenuti in provincia della capitanata – tentai due volte il suicidio. Per quanto mi riguarda a causa di una vera e propria istigazione al suicidio. Non ce la facevo più. Ero stato portato alla follia dai miei coetanei e non vedevo vie d’uscita neanche chiedendo aiuto alla mia famiglia.

Gli episodi di cui parlo sono avvenuti negli anni novanta. Io avevo solo otto anni quando sono iniziati. Ero solo un bambino. Immaginate la gravità di quello che è successo e come mi sono sentito nel sentirmi rovesciare addosso un carico di odio e di bile tale da parte di tutti, senza motivo, (il realtà il motivo c’era e si chiama omofobia).

Scrivere di questo nei giornali, non è cercare visibilità  e non è mitomania; è piuttosto smuovere le coscienze su una supposta normalità dietro la quale si celano tanta sofferenza e storie al limite. Gli adolescenti vivono in un mondo a parte fatto di proprie regole e gerarchie, dove spesso vige la legge del più forte. Opporsi a questo sistema spesso è difficile soprattutto se si è soli e non si ha l’appoggio degli adulti, ancora impreparati in molti casi a fronteggiare il bullismo e talvolta perfino, per troppa ignoranza, dalla parte del bullo. Questo universo governato da minori non conosce regole, si basa sulla prevaricazione e sul farsi rispettare mediante atti violenti e additando puntualmente quello che sembra essere l’anello debole del gruppo, la vittima sacrificale.

Non ho paura a scoperchiare i mostri che mi riguardano. Non ho paura a dire che i miei carnefici non sono stati persone adulte, (anche se ce n’è stata qualcuna che ha un tantino esagerato). I miei carnefici sono stati minori ben consci di quello che facevano, imbevuti da una mentalità gretta, delinquenziale e con alle spalle famiglie dalla dubbia moralità. I miei carnefici venivano da tutte le estrazioni sociali anche da quelle più in vista in paese. Denuncio tutto questo a distanza di anni non perché voglio vendetta ma per “liberarmi” e riprendermi l’infanzia e l’adolescenza che mi hanno rubato attraverso un’azione che possa provare a essere salvifica nei riguardi di altri ragazzi e ragazze che vivono queste ingiustizie.

Sono dell’idea che qualsiasi forma di sopruso vada prima o poi sempre denunciata anche dopo cinquant’anni. Inoltre credo che raccontare questo pubblicamente possa spingere altre persone bullizzate a reagire, uscendo allo scoperto, raccontando la loro storie affinché si crei una coscienza vera su cosa sia il bullismo e lo si prevenga; affinché in casi limite si intervenga sul minore anche sul piano giuridico o si arrivi a sanzionare la famiglia o la scuola. La civiltà passa anche da qui. Il bullismo è un reato.

 

(13 maggio 2023)

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