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“Maschile & Sciarra” intervista Giuliano Paielli: tra machismo gay e omosessualità

di Giuseppe Sciarra

Abbiamo intervistato il musicista e tutor del Tour Music Fest – fucina per i nuovi talenti musicali – Giuliano Paielli. Dall’omosessualità in relazione al machismo all’effeminatezza e ai ruoli sessuali di top e bottom e ai loro risvolti in termini di furore machista non ci siamo risparmiati a porre al nostro simpatico amico tutte le domande più scomode che ci sono venute in mente – e a cui lui ha risposto con disponibilità ed estrema curiosità senza mandarci a quel paese.

Spesso in certi profili di applicazioni per conoscere uomini si legge roba del tipo, “No a effeminati! Io sono un uomo vero!” Perché chi ha atteggiamenti femminili è sgradito da alcuni uomini della comunità?
Le applicazioni per incontri alle quali fai riferimento nascono con l’obiettivo di non perdere tempo, di arrivare piuttosto velocemente al proprio scopo, che in questo caso è quello di trovare in modo più o meno rapido ciò che si sta cercando, l’incontro con un ideale prototipo di uomo che soddisfi le proprie esigenze e stuzzichi la propria fantasia. Non credo che in questo specifico ambito ci siano intenti denigratori o discriminanti. Allo stesso modo puoi trovare profili di uomini che cercano solo ed esclusivamente ragazzi efebici e dall’atteggiamento femminile, perché è questo prototipo che stuzzica la loro eccitazione e soddisfa le loro fantasie. Non ci vedo nulla di male, anzi lo vedo un atteggiamento decisamente sincero perché finalizzato alla propria personale soddisfazione. Fuori dalle applicazioni ci sono decisamente più sovrastrutture e di conseguenza meno onestà. Se poi vogliamo estendere il discorso al di fuori delle app per incontri, allora posso dirti che c’è ancora una radicata tendenza a dileggiare ragazzi dall’atteggiamento meno maschile, e questa abitudine affonda le sue radici in un terreno infertile, che non è stato nutrito come sarebbe stato giusto fare con la conoscenza dell’altro, del “diverso” da sé. Non parlo di accettazione, perché accettare implica una tacita subordinazione, mi riferisco piuttosto al sapersi rapportare con rispetto a tutto ciò che non siamo noi, l’altro, con le sue specificità e con le sue caratteristiche per quanto lontane dalle nostre.

La retorica del latin lover vale anche per gli uomini gay? Credi che essere un tipo che rimorchia tanti uomini e che sia rigorosamente attivo abbia dei vantaggi nell’ambiente omosessuale?
Il concetto di latin lover mi ha sempre fatto tanto sorridere, in modo bonario s’intende, perché mi viene in mente James Dean con la sua t-shirt bianca e il pacchetto di sigarette sapientemente incastrato nella manica della maglietta. Anche in questo caso non me la sento di stigmatizzare un ragazzo che si atteggia a latin lover, a patto che rispetti i sentimenti e la sensibilità delle persone con cui si trova ad interagire. Esercitare il proprio ascendente su qualcuno è un’arma di seduzione che vale la pena usare se si mettono subito le cose in chiaro. Diversamente illudere e non curarsi dei sentimenti degli altri restituisce la cifra di un “uomo piccolo piccolo”, per citare trasversalmente un film di Mario Monicelli ispirato al romanzo di Vincenzo Cerami. Mi chiedi se l’essere rigorosamente attivi offra dei vantaggi nell’ambiente gay … bè di certo ti assicura una maggiore attenzione da parte di molti omosessuali nella ricerca di prestazioni sessuali. Credo però che questo interesse ossessivo per i ruoli sessuali valga soprattutto in età giovanile, quando si è alla scoperta di sé stessi e della propria sessualità, terreno che bisogna conoscere bene in tempo prima di creare danni nella propria vita e in quella degli altri. In una fase più matura della propria esistenza invece questo aspetto continui a tenerlo in considerazione ma in una modalità meno predominante perché offri più spazio ai sentimenti, alle affinità intellettuali e alla complicità. Ogni grande traguardo richiede tempo ed esperienza. Arriva un momento in cui non è più il sesso l’ago della bilancia e questo ci solleva da tante dinamiche spesso avvilenti.

Essere gay ma machi e maschietti – almeno in apparenza – può dare invece dei vantaggi agli occhi della società?
Credo che essere dei gay mascolini non offra alcun vantaggio agli occhi della società. E perché mai dovrebbe? Conta chi sei tu. Io non vorrei mai essere valutato per la mia sessualità, ma per chi sono, per quello che riesco a dare agli altri e a me stesso con le mie scelte e le mie azioni. Molte persone con cui mi sono trovato a lavorare nel corso degli anni non hanno saputo immediatamente della mia omosessualità, lo hanno appreso solo tempo dopo, perché non è un biglietto da visita che poni nelle mani degli altri come potrebbe fare un rappresentante di commercio. E nulla è cambiato dopo la scoperta, perché nel frattempo avevo dato loro la possibilità di conoscere la persona e questo mi ha illuminato su come le persone siano in realtà pronte ad andare oltre i pregiudizi dopo che hanno conosciuto chi sei e dopo essersi affezionati a te. Parlando della mia personale esperienza non ho mai avuto vantaggi nell’essere un uomo omosessuale mascolino così come non ho mai avuto problemi. Certo posso non piacere ovviamente ma questo non ha a che fare con l’omosessualità ma con l’incontro tra caratteri e personalità diverse.

Ci sono alcuni gay che discriminano chi vive una sessualità principalmente da passivo. Cosa ne pensi di chi non vuole viversi attivamente il rapporto sessuale?
Conoscere ed accettare la propria sessualità è spesso un compito doloroso da compiere e solo chi ha il coraggio di guardarsi in faccia compie questo gesto. Spesso ci sono passivi che discriminano altri passivi e che quindi disprezzano loro stessi. Entriamo di certo in un ginepraio di difficile esplorazione, perché calpestiamo un terreno fatto di non accettazione personale, in cui chi è come noi va colpevolizzato o peggio temuto come possibile rivale. Stiamo condannando noi stessi senza farlo apertamente? Se così fosse allora ci siamo rinchiusi in una prigione della mente, noi che chiediamo a gran voce la libertà.

In passato si usava come spauracchio per allontanare dalla cultura gli uomini che roba come la danza, la letteratura, il teatro o addirittura certo tipo di cinema e musica fossero roba da checche . Perché si ha così paura di risvegliare la sensibilità di un uomo? In cosa può essere pericolosa?
Onestamente le cose oggi secondo me sono profondamente cambiate e con gli attuali mezzi di comunicazione chiunque può esprimere se stesso attraverso una propria forma di espressione artistica senza essere tacciato di essere poco virile. Grazie a Dio, aggiungerei. Innegabilmente esiste ancora uno “zoccolo duro” che etichetta e relega ad alcuni ambiti l’uomo e ad altri la donna, ma ritengo che possiamo concederci il lusso di sentirci liberi da queste dinamiche. Da Sandro Penna a Keith Haring passando per Walt Whitman e Pier Paolo Pasolini, l’arte ci ha insegnato che si è grandi indipendentemente dalle preferenze sessuali, conta ciò che di bello, utile e salvifico lasciamo agli altri, affinché possano elevare se stessi e acquisire nuovi strumenti per rendere la propria esistenza un’esperienza unica e migliore.

Che tipo di educazione hai avuto?
I miei genitori mi hanno fatto vivere un’ infanzia serena sotto tutti i punti di vista, anche quello sessuale. Ho parlato apertamente di me ai miei genitori quando avevo 14 anni – ai miei occhi era già tutto chiaro – non c’era affatto bisogno di attendere altro tempo per condividere un’ informazione così importante con le persone più significative della mia vita. In tutta risposta mio papà mi disse, ” Noi vogliamo solo che tu sia felice e sereno, per cui vivi la tua vita come senti di fare, noi ci saremo sempre”. E così è stato. Se potessi avere mio padre adesso qui davanti a me gli direi che il suo esempio è una delle cose più forti che conservo dentro di me.

Che rapporto hai con gli uomini (gay e etero)? Ti condiziona il loro orientamento sessuale nel modo di rapportarti?
Non sono minimamente interessato alla sessualità delle persone con cui mi trovo ad interagire quotidianamente. In proporzione ho molti più amici eterosessuali che gay, ma si tratta di una mera casualità. Se una persona è affine a me la faccio entrare nella mia vita chiunque essa sia, non mi domando cosa gli o le piaccia nella propria intimità. Questo è l’atteggiamento che auguro a me stesso di trovare sempre con gli altri, che siano più interessati a scoprire me come persona piuttosto che a sapere con chi vivo la mia intimità.

Hai mai provato dei sensi di colpa per la tua sensibilità?
Non ho mai vissuto la mia sensibilità come un problema o come qualcosa a cui prestare particolarmente attenzione, l’ho sempre vissuta e basta. Non ho mai provato sensi di colpa per la mia sensibilità e nessuno mi ha mai dato modo di provarne. A questo punto credo di essere stato fortunato. Da bambino se sei molto sensibile puoi vedere la cosa come un limite poiché sei in balìa di quello che accade e spesso non sei in grado di filtrare le emozioni degli altri in rapporto alle tue. Da adulto invece vedi la sensibilità come una risorsa perché hai imparato a conoscerti.

Come dovrebbe migliorarsi l’ambiente gay onde evitare discriminazioni al suo interno?
Dipende da cosa intendi per discriminazioni. Non si può cambiare la mentalità degli altri con una bacchetta magica. I cambiamenti avvengono sempre sulla base di esperienze personali, ragionamenti che sono spesso frutto di accadimenti che avvengono nella propria esistenza. Chi discrimina ha probabilmente delle domande da porsi sull’eventualità della vita e sarebbe bello potergli chiedere se ha ancora gli stessi pregiudizi, a distanza di anni, quando il tempo e la vita stessa li avranno messi nella condizione di vivere certe cose sulla propria pelle e chissà, magari a quel punto le risposte potrebbero essere diverse, generate da una diversa prospettiva. Tutto tende a cambiare in base alla posizione da cui osserviamo le cose. Chi discrimina ora potrebbe essere discriminato domani e allora mi chiedo vale la pena privare gli altri della comprensione quando potremmo essere noi ad averne bisogno in un indefinito futuro?

Cosa ti aspetti dalle generazioni future sul modo di intendere (e di educare) gli uomini e le donne?
Su questo argomento sono estremamente fiducioso e sereno. Sulla mia pelle ho vissuto cambiamenti estremi, capovolgimenti inaspettati frutto di un lavoro più o meno silenzioso perpetrato nel tempo, che scava e genera cambiamenti anche laddove non crediamo sia possibile cambiare. La resistenza ai pregiudizi e l’ignoranza e l’educazione, in questo senso continuano ad essere strumenti essenziali e salvifici. L’errore più grande che si possa compiere è quello però di credere che il cambiamento sia già avvenuto e che pertanto si possano tirare i remi in barca. Gli obiettivi vanno perseguiti costantemente, ci deve essere sempre una sana tensione verso l’obiettivo e non bisogna mai rilassarsi sui risultati raggiunti. E’ lì che tutto il lavoro viene vanificato. Se è vero che i frutti ottenuti siano motivo di rallegramento al tempo stesso deve predominare la consapevolezza che quegli obiettivi sono stati perseguiti con impegno, un impegno che non può permettersi di abbassare la guardia perché l’ignoranza la guardia non la abbassa mai.

 

 

(24 ottobre 2023)

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