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Il grande successo di Paola e Chiara è un segno che i tempi per la comunità lgbtq+ sono cambiati?

di Giuseppe Sciarra

Paola e Chiara sono recentemente uscite con un nuovo disco, “Per sempre” una raccolta di loro vecchi successi, (Vamos a bailar, Festival, Viva l’amor, Amici come prima) in duetto con artisti come Cosmo, Levante o Noemi, più due inediti: l’omonimo singolo presentato a San Remo, “Furore” e la nuova hit “Mare caos”. Per la prima volta nella storia della carriera ormai trentennale delle sorelle Iezzi un loro disco entra nella top 10 in hit parade, addirittura alla posizione numero 3 della classifica fimi. In un paese come l’Italia che fondamentalmente per anni non le hai mai abbastanza amate ( a parte la comunità lgbtq+) e le ha per parecchio tempo – diciamocela tutta – ridicolizzate come mera espressione del trash made in Italy questo risultato è incredibile. O forse no, perché in fondo potremmo definire questo tardivo exploit di Paola e Chiara oltre che il risultato di una straordinaria operazione di marketing (perché la loro reunion già dall’anno scorso è stata pubblicizzata in ogni dove e con ogni mezzo, dal web alla televisione, ci mancavano solo i loro santini nei locali gay), anche come specchio di un nuovo corso per la storia del paese per troppo tempo legato a una visione provinciale della donna nell’immaginario pop (soprattutto dagli anni 90 in poi) e nella vita di tutti i giorni- in quest’ultimo caso ne abbiamo ancora di passi da fare per una piena emancipazione sul piano sessuale del genere femminile ma chissà che le arti e la cultura in generale oltre alle istituzioni, (più che alla provvidenza divina), vengano in nostro soccorso e insegnino alla gente a vedere le donne come fautrici della loro oggettivazione sessuale e non come  oggetto di altri da condannare e biasimare perché la donna deve essere sempre solo una santa.

Tornando a Paola e Chiara se ripensiamo ai video ammiccanti dei primi anni 2000 nella bacchettona e ipocrita penisola italica, non possiamo esimerci dal ricordare che vennero etichettati come scialbo tentativo di emulare star internazionali come Madonna o Kylie Minogue senza averne il giusto appeal (a dire dei loro detrattori), con un sound dance piacione e un’immagine sexy e lolitesca che se ai tempi veniva biasimata dal troppo serioso mondo della canzone italiana fatta di cantautori impegnati ma pure da cantanti da sagra alla “non amarmi per il gusto di qualcosa di diverso”, adesso è la norma con cantanti sexy e talentuose come Elodie e Annalisa.

Il problema di Paola e Chiara è quello di chi ha precorso i tempi, o molto più semplicemente di chi si è aperto intelligentemente al mercato internazionale in un momento in cui la musica italiana era ancora respingente a “contaminazioni” dall’estero per la musica pop, sia per quanto riguarda il sound che l’immagine – sempre dagli anni 90 in poi perché negli anni 80 con le varie Rettore o Bertè era tutta un’altra storia. Ricordiamo che prima della svolta danzereccia delle sorelle Iezzi in Italia negli anni ’80 si è prodotta l’italo -dance e negli anni ’90 l’eurodance, pezzi cantanti in lingua inglese e talvolta in spagnolo che hanno raggiunto risultati pazzeschi in tutto il mondo, (Corona, Whigfield, Gala, Robert Miles, Dj Dado, The Tamperer), arricchendo tanti produttori e si spera anche gli artisti – perché con certi manager non si sa mai, vedi il caso della povera Sabrina Salerno derubata dei suoi guadagni all’epoca della super hit, “Boys”.

La dance made in Italy (come ho letto in una nota testata che invitava a sdoganare la musica di Paola e Chiara e a liberarsi dai pregiudizi verso di loro) veniva guardata con sospetto e disprezzo all’epoca – figuriamoci che Paola e Chiara cantavano addirittura in italiano, che mancanza di rispetto – soprattutto dalla musica colta che vantava personaggi immensi e immortali (per carità) con cui sicuramente star della musica da discoteca come gli Eiffel 65 o Alexia non potevano di certo competere. Ma la musica oltre a emozionare e fare pensare può e deve essere anche divertimento e leggerezza! Ed ecco la rivalutazione della musica leggerissima alla Paola e Chiara, per l’appunto, complice la posizione in classifica.

Ma adesso andiamo al nocciolo della questione. Il fatto che due artiste dance come Paola e Chiara siano al numero 3 della classifica fimi è solo dovuto a un riconoscimento un po’ fuori tempo massimo del loro talento oppure anche a qualcosa di più che ha che vedere con la comunità lgbtq+  e alla sua apertura verso di essa da parte della società attuale?

Se pensiamo che oggi si vedono più film e serie aperte proprio a quella comunità ed i personaggi LGBTI+ sono ovunque e che persino un Beppe Fiorello ha fatto un film ispirato all’orribile strage di Giarre, “Stranizza d’amore”, potremmo pensare a come il paese sia incredibilmente cambiato nel percepire non più come creature mostruose e mitologiche gli omosessuali, i bisessuali, le lesbiche e le persone transessuali ma a recepirle persone come tutti; se anche certa politique – lo scrivo alla francese, ha un bel suono e mi fa sentire cool – facesse altrettanto uscendo dal medio evo prenderemmo due piccioni con una fava.

Ormai anche la pubblicità strizza più di prima l’occhio a un immaginario queer e più personaggi in tv – seppur alcuni discutibili – sono dichiaratamente omo e lesbo nei salotti bene e borghesucci di certa tv, inoltre si parla ovunque di persone lgbtq+, omogenitorialitá, adozioni gay, unioni gay, senza più quella cappa di imbarazzo, disagio e disprezzo assai più diffusa nei decenni scorsi.

Dunque vi chiederete che c***o c’entrano Paola e Chiara con tutto questo? Bè le sorelle Iezzi a differenza di Beppe Fiorello che si è riscoperto paladino dei diritti gay solo nel 2022, sin da tempi non sospetti, come fece anche Ambra Angiolini, hanno supportato la comunità LGBTI+ quando non era ancora figo e remunerativo farlo. Paola e Chiara sono immerse da decenni con la loro musica, i loro testi, le loro pose a volte un po’ camp e la loro immagine smaccatamente frociarola in un’immaginario queer che dalla sottocultura dei decenni precedenti è esploso negli ultimi anni nel mainstream, portando a un sano infrocimento della nostra società che non vuol dire come direbbero i complottisti contro le presunte lobby gay costringere all’omosessualità la popolazione italiana – qui nessuno costringe nessuno a essere altro da quello che si vuole essere, la società semplicemente si sta aprendo e liberando da certi costrutti  mentali ormai sorpassati e inutili tanto per gli etero quanto per i gay stessi e dunque include ciò che prima temeva. L’infrocimento inarrestabile e difficile da arginare di cui le sorelle Iezzi si sono fatte portabandiera e icone eterne del mondo lgbti+ non è omosessualizzare la società italiana quanto aiutarla a liberarsi da stereotipi beceri sulle donne e sugli uomini che non rappresentano tutti e non tengono conto della moltitudine di differenze che caratterizzano ciascun essere umano. Ricapitolando, a testimonianza che la società italiana sta evolvendo seppur sempre lentamente, un disco come “Per sempre” è entrato direttamente nella top 3 in classifica e con lui tutta una cultura messa a tacere e  strumentalizzata per essere bullizzata dai media in anni e anni di propaganda antigay. Per buona pace degli omofobi, dei razzisti, dei fratelli e delle sorelle d’Italia e di chi non ha mai amato Paola e Chiara – e non sa cosa si perde perché forse ama prendersi troppo sul serio.

E ora immaginatevi che non creda a una sola parola di quello che ho scritto…

 

 

(20 maggio 2023)

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