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È morto Kenneth Anger, regista di culto e dalla fama sinistra [sic] inviso ai soliti benpensanti

di Giuseppe Sciarra

È morto all’età di 96 anni il padre del cinema underground americano, il controverso e geniale Kenneth Anger, e la sua morte mette la parola fine all’insopportabile querelle durata qualche anno tra i fans del regista di “Rabbit Moon” e Brian Butler, suo tutore. Anger da tempo era gravemente malato e dalla sua pagina ufficiale su Facebook si è puntato più volte il dito contro Butler che avrebbe completamente isolato dai contatti col mondo esterno Anger dal 2018.

Alcuni sostenitori del regista americano avevano espresso negli ultimi tempi una serie di preoccupazioni su come Kenneth Anger venisse accudito e su come venivano gestiti i soldi di previdenza sociale che riceveva. Con l’augurio che questo autore che ha influenzato registi come David Lynch e David Cronenberg, sia stato accudito con amore e abbia, (si spera), vissuto gli ultimi anni della sua vita nel migliore dei modi, non possiamo non esprimere il nostro cordoglio per la sua dipartita e ricordare alcune delle sue opere principali. Anger non ha mai realizzato un lungometraggio, ciononostante la sua influenza nella cultura underground e pop è stata preponderante.

Uno dei suoi cortometraggi, del lontano 1947, “Fireworks” è un’opera che non si può non definire coraggiosa, affascinante e magnetica per la straordinaria capacità che il regista americano ha avuto di mettere in scena le proprie pulsioni omoerotiche sadomasochiste in un periodo come quello del dopo guerra molto difficile e non solo per la comunità lgbtiqa+ –  ricordiamo che all’epoca negli Stati Uniti si censurava lo sconveniente e spassoso, “La statua di sale” di Gore Vidal. La regia di Fireworks è straniante e il sogno gayo di Anger oltraggioso e ammirevole per ciò che mostra e non dice.

Altri capolavori della sua sconfinata cinematografia – non di facile reperibilità – sono il provocatorio, “Scorpio Rising” e il suo atto d’amore a Lucifero e all’occultista Alesteir Crowley, “Lucifer Rising”. In “Scorpio Rising” ci sono messaggi subliminali sulla religione, la figura di Cristo, l’occultismo, l’omosessualità e il machismo a contorno del mito nascente dei motociclisti Hell Angels, i loro costumi filo-nazisti, il potere che stava attraversando la cultura lether e la musica leggera degli anni ‘50. E poi c’è Hollywood e il culto dei suoi divi e tutto ció che si cela dietro ad esso nella loro emulazione. Più complesso, “Lucifer Rising”, per analizzare il quale servirebbe un saggio di cinematografia (oltre a una conoscenza sul mondo dell’occulto che non possediamo), ci limiteremo a ricordarne più che i riti a l’angelo più bello del paradiso in luoghi esoterici, Lucifero per l’appunto, la colonna sonora di Jimmy Page, una protagonista femminile fascinosa e iconica come Marianne Faithfull e il mistero dei tanti simbolismi che ci vengono mostrati nel cortometraggio e che incantano lo spettatore anche se non ne capiamo nulla e non siamo esperti della materia. Tutto fa di Lucifer Rising un cult movie e un film fuori dall’ordinario, figlio di un periodo storico fatto di contestazioni, droghe, stragi ma anche di un rinnovato interesse per la magia tutt’altro che marginale.

Anger va anche ricordato per il libro scandalo, “Hollywood Babilonia”, in cui parlava per la prima volta pubblicamente dei tanti scheletri nell’armadio dello star system, mondo che ha sempre frequentato fin da bambino e con cui si è confrontato prima con piccoli ruoli come attore e poi con regie sempre più geniali e stranianti. Hollywood gli deve tanto ma l’ha sempre tenuto ai margini per la sua fama sinistra [sic], il suo aperto amore per la magia e la demonologia. Che lo si ami, lo si odi o lo si derida per le sue idee stravaganti per alcuni, Kenneth Anger è e resterà una leggenda per chi fa cinema con buona pace della cultura dominante che bolla come satanismo tutto quello che è occultismo e non riesce andare oltre il suo naso.

 

(25 maggio 2023)

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