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Caleidoscopio post-elettorale. Il sentire del popolo “pret a porter”

di Alfredo Falletti

“…e qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…” cantava Francesco De Gregori in Rimmel, un trucco che, in senso lato, nasconde verità scomode e promesse irrealizzabili da somministrare al popolo elettorale che dovrebbe essere il protagonista del diritto/dovere costituzionale qual è il voto.

Il popolo elettorale è un mondo composito e variegato di convinzioni, emotività, visioni, rabbia, speranze, aspettative, ingenuità, menefreghismo viscerale. Una miscellanea riversata in un enorme contenitore costruito di robusta disinformazione, sottile mala informazione, perverso plagio, subdolo condizionamento, vuoti luoghi comuni e banali frasi fatte. Raramente riescono ad astrarsi da questo marasma alcune eccezioni. Soggetti, non necessariamente con elevati titoli di studio o grandi competenze specifiche; soggetti che, semplicemente, si creano una loro visione, informandosi autonomamente e creando la loro convinzione che sarà magari diametralmente opposta a quella di un altro, ma sarà comunque per loro dimostrabile, propria, ponderata e non semplicemente perché così. Magari confutabile da chi la pensi diversamente, ma comunque degna di rispetto.

Da un ambito così complesso si ricava una panoramica estremamente ampia che spazia dall’imprenditore o dal professionista che dalla politica ormai non si aspetta nulla, ma che ha il dovere verso se stesso, i suoi collaboratori, la sua famiglia di credere sempre e comunque nel futuro e nelle sue capacità nonostante una burocrazia incapace di vedere chi opera e vive sul territorio applicando, con criteri improbabili, norme, leggi e regolamenti sempre più spesso con carattere di illogicità, contraddittorietà ed impraticabilità tali da diventare autentiche vessazioni utili, più che altro, per giustificare il “lavoro” ed il ruolo di chi ne abbia ideato la formula.

Ci sono anche i docenti, professori ed insegnanti che ad ogni elezione vengono abbindolati da promesse di miglioramenti nelle retribuzioni e nelle strutture scolastiche quali programmi, strumenti di insegnamento, aggiornamenti che rendano il loro lavoro più soddisfacente, efficace ed utile anche e soprattutto per i destinatari, gli studenti, che sempre più si chiedono perché; mille perché senza risposta che men che meno la politica, questa politica, possa riuscire a fornire a causa della sua stessa struttura umana, strumentale, gestionale che altro non è che un mediocre esercizio burocratico ministeriale; un segmento senza un prima ed un dopo.

Ecco la visione della politica di coloro che saranno la politica, la burocrazia, gli imprenditori, i docenti, gli operai, gli agricoltori, le casalinghe, i professionisti di domani: un segmento; un ponte che inizia dal nulla e finisce nel nulla.

Ma come sempre, la panoramica più genuina, espressa con anima, cuore ed indice accusatorio carico pronto a sparare è quella che arriva da quel popolo chiamato a esprimersi in cabina elettorale e che ad ogni occasione elettorale viene incartato da un’oratoria vuota quanto roboante: offensiva pure per un pappagallo impagliato.

Un popolo edotto [sic] attraverso i media sulla campagna elettorale, sulle differenze tra partiti, sui loro programmi, sul niente perché a questo si riducono i fiumi di parole, fiumi di acqua sporca che finiscono al mare.

In questo panorama si muove un numeroso branco di puoi-contare-su-di-me, dicasi dispensatori di promesse di voto, che si presenteranno poi puntuali al cospetto del candidato eletto grazie al loro voto promesso anche ad altre decine di questuanti politicanti che, a loro volta, avevano promesso di tutto e di più a tanti, tanti altri “amici elettori”. Di questo branco non fanno parte coloro che si muovono sotto traccia e senza avere il minimo dubbio sull’esito elettorale del loro “amico” dal quale, a cose fatte, passeranno all’incasso per l’apporto dato. Questi, però, incassano e lo fanno secondo il principio che “quel che costa meno si paga in contanti” e loro contanti ne hanno già…

Infine, in questa panoramica così composita, per il folklore che esprime, risulta a dir poco affascinante la base popolare “sparsa”: mille rivoli di idee chiare come notti senza luna e certezze incrollabili da terrapiattisti; esperti dell’università della strada e menefreghisti inossidabili tutti certi di essere i depositari dello scibile politico umano e divino del tanto già si sa come va a finire. Un universo che rotea attorno a studi di fisioterapia, estetisti, saloni hair stylist (parrucchieri e barbieri sembrano estinti dopo la caduta di un meteorite milanesizzante).

Un universo che sembrerebbe potersi racchiudere in tre categorie: quelli che “ora con la Meloni tutto sarà diverso picchì i fimmini sú megghiu di l’omini; una seconda categoria di coloro che non sanno chi, cosa e per cosa abbiano votato come fossero in tanatosi neuronale e infine, gli astenuti per protesta con alcune sottocategorie: astenuti contro la politica; astenuti contro candidati del paese vicino col quale non ci possiamo vedere; astenuti contro punto e basta; astenuti del me ne frego.

Tra aspetti interessanti, comici, seri, incomprensibili, un filo conduttore drammatico: la totale mancanza di conoscenza magari di base di massima parte del corpo elettorale di programmi e vita parlamentare; la constatazione che la gente vota ignorando praticamente tutti gli aspetti anche basilari di programmi elettorali che quindi possono permettersi di essere palesemente inattuabili osemplicemente falsi.

Grazie a questa ignoranza in cui viene tenuta la cittadinanza e grazie all’informazione errata, falsa, tendenziosa, omissiva, celebrativa a seconda delle necessità della politica padrona delle redazioni, con le pochissime eccezioni di chi fa informazione per informare, formare e consapevolizzare, ci si ritrova sistematicamente e con colpevole acquiescenza davanti ad una realtà reale dopo quella spacciata per programma immediatamente riposta nel cassetto fino al prossimo caravanserraglio elettorale.

 

(10 ottobre 2022)

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