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La Costituzione ha vita difficile tra paradossali politici e (nemmeno troppo) oscuri tentativi di delegittimarla

di Alfredo Falletti

In questi giorni si sono ascoltati non pochi paradossi in ordine alla natura antifascista della Costituzione italiana.

Qualcuno arriva ad affermare che nella Costituzione non ci sia il termine “antifascista”, tesi alla quale sarebbe sufficiente contrapporre la XII disposizione transitoria e finale che stabilisce testualmente: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Quel “qualsiasi forma” e quel “disciolto” dovrebbero essere troncanti, ma se è vero che non ci sia più sordo di chi non voglia sentire, è ancor più vero che nella fattispecie non ci sia più fascista di chi non vuole ammettere quello che la Costituzione riporta nero su bianco.

La questione potrebbe anche terminare a questo punto. Tuttavia, volendo dilungarsi, appare evidente che non sia necessario che il termine “antifascista” debba essere riportato in Costituzione semplicemente perché ogni articolo della Costituzione è del tutto incompatibile con il fascismo e la sua perversa struttura così come con ogni altro regime dittatoriale, ma a questo punto, per alcuni soggetti, dovrebbero forse essere riportati tutti i regimi totalitari del “mondo terracqueo”?

Questa minuziosa ricerca di alibi e giustificazioni fa dimenticar loro che in Italia è stato il fascismo che ha portato alle leggi razziali, alla cancellazione dei diritti, alla persecuzione di oppositori politici, alla alleanza con la Germania di Hitler, alla guerra con i suoi 450.000 morti, 85.000 dei quali civili.

Ogni altra dissertazione è solo uno starnazzare  alla ricerca spasmodica di giustificazioni non richieste.

Tutta la Costituzione è una dichiarazione di antifascismo proprio per quel che il fascismo ha prodotto ed essendo essa stessa norma primaria e fondante dello Stato repubblicano è tesa a far sì che quell’abominio ventennale non possa ripetersi, nonostante ora si scomodino sedicenti storici che raccontano che i padri costituenti erano stati, anche loro e un tempi, fascisti. Il più basso, vergognoso periodo della storia d’Italia nel quale un manipolo di soggetti ed il loro capobanda, con il favore di un re che ha dato prova della sua pochezza e della sua viltà, hanno tradito il loro Paese, la loro gente obbligando a essere fascista anche chi non voleva esserlo.

Oggi quel tradimento continua in chi si rifiuta di voler rinnegare a chiare lettere quello scempio di dignità, di umanità, di valori universali fondanti per un consesso civile.

È arduo immaginare cosa possa esserci di più antifascista di espressioni quali “la sovranità appartiene al popolo” o “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo” o, ancora, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” quando nel Ventennio il popolo è stato privato di ogni diritto, di ogni dignità ed ha subito ogni sorta di discriminazione per razza, religione, opinioni politiche e addirittura orientamento sessuale. E quale incertezza interpretativa si possa avere sulla ripulsa verso il fascismo dinanzi a espressioni come “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”, o ancora “Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale”.

Quello che è stato il fascismo è raccontato dalla nostra Costituzione. Che riga dopo riga racconta l’Antifascismo.

 

 

(26 aprile 2023)

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