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Ancora lontana, troppo, è la costruzione di un potere al femminile

di Angela Infante

Sono tempi difficili da decodificare, almeno così possono risultare alle persone che appartengono alla popolazione LGBTIQ+ e alle donne, in particolare, di questa stessa popolazione. Azzarderei che anche alle femministe questa decodifica risulta difficile.

In un paese che sposta il suo baricentro politico a destra, ma che vede per la prima volta una donna, il Presidente come ama farsi chiamare la Meloni, a capo del Consiglio dei Ministri, si teme per il mantenimento e la naturale evoluzione dei diritti LGBTIQ+. L’elezione di una donna alla presidenza dell’Arcigay pone qualche interrogativo. Cosa accomuna queste donne? Per la presidente Meloni è il raggiungimento di una grande visibilità, non improvvisa, forse inattesa, nel senso che molto si dubitava che i suoi antagonisti uomini le avrebbero davvero lasciato lo spazio che da sempre promettono, solo a parole. La presidente Maesi, benvenuta, porta con sé alla ribalta il lesbismo, che è sempre rimasto sottotraccia, anche come impegno nei diritti, a cui si preferisce, a volte, dare rilievo solo come fenomeno di costume. Da lesbica non posso che esserne felice.

Forse per un paese ancora maschilista, sia sul versante etero sia su quello gay, la visibilità è già qualcosa di positivo, ma mi sembra che manchi la sostanza nel riconoscere alle donne piena credibilità.

Meloni si è presentata come chi ha infranto “il soffitto di cristallo”, ma in realtà è un fenomeno isolato, per raggiungere il potere ha dovuto indossare un habitus mentale maschile, quello ufficiale della destra italiana, imparando ad usare il potere ad imitazione degli uomini. Ancora lontana, troppo, è la costruzione di un potere al femminile.

La presidente Natascia Maesi è una giornalista, 45 anni, laureata in filosofia ed è appena stata eletta come presidente di una delle associazioni più importanti sul territorio italiano. Maesi ha dichiarato, in una intervista, di temere per i diritti LGBTIQ+, ma non tralascia la gioia e orgoglio di essere presidente, LA nuova presidente, usando un femminile doveroso e la responsabilità che ne deriverà. Da sempre in Arcigay l’impegno delle donne è stato costante e continuo, silente aggiungerei, ma lei sottolinea che porterà con sé “il lesbismo ed il femminismo”, con tutti i problemi che il dichiararsi oggi lesbiche e femministe può ancora comportare. Mi ripeto, l’elezione di una donna alla presidenza dell’Arcigay pone qualche interrogativo, almeno per me. Perché proprio ora è stata eletta una donna come presidente?

Maesi sostiene che non c’è un reale motivo, ribadendo, da sempre, l’impegno delle donne in associazione, ma questo interrogativo rimane nella mia testa. È vero i diritti delle donne, in questo preciso momento storico stanno subendo attacchi violenti su più fronti, ma c’è sempre la mia vocina interiore che non sa rispondere a questa domanda. Forse non vuole, forse è troppo presto, forse… A Maesi auguro un buon inizio e un proseguimento luminoso, al di là dei miei dubbi, in attesa di dissipare questo “forse”, che non posso e non voglio ignorare.

 

 

(16 novembre 2022)

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