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BreBeMi ha consumato 900 ettari di suolo agricolo e generato un passivo di 451,5 milioni di euro

di Massimo Mastruzzo*

Nonostante i toni enfatici usati dal concessionario autostradale durante la presentazione del bilancio 2021 la realtà è che la BreBeMi ha chiuso il bilancio per il decimo anno consecutivo con un passivo che, nel 2021, è pari a 66,1 milioni di euro e dal 2012 diventa di 451,5 milioni di euro, con il palese risultato che la BreBeMi, dopo aver consumato 900 ettari di suolo agricolo e attivato un mutuo con risorse pubbliche (Bei e CdP) di 2,4 miliardi di euro ancora tutto da pagare, resta una grande opera inutile.

Il consumo di suolo pubblico in Lombardia e nel resto del nord Italia, per opere non proprio di fondamentale importanza, e peggio ancora a discapito di infrastrutture che invece potrebbero essere realizzate in territori dove sono incostituzionalmente carenti, è l’emblema della miopia del sistema politico italiano.

L’esempio più evidente è dato dall’attuale scempio del nuovo molo foraneo di Genova: per dare al porto ligure fondali e banchine, che il porto di Gioia Tauro ha già ‘a gratis’, si scopre che il miliardo pubblico già elargito per fare, letteralmente, un buco nell’acqua, non è sufficiente, ma ne serve almeno un altro; con l’aggravante che la “previsione” di completare l’opera nei tempi previsti del Pnrr, il 2026, risulta clamorosamente infondata, tanto che lo stesso direttore tecnico dei lavori, Pietro Silva, dopo un suo corposo rapporto sull’opera, per coerenza si è dimesso. In Veneto addirittura chiedono soldi per il famoso hyperloop, il treno da 1.200 chilometri all’ora, nonostante fra Piemonte  Lombardia e Veneto ci sia già la più che sovradimensionata linea di alta velocità, realizzata peraltro con il record mondiale di costi di realizzazione per chilometro, mentre, in totale inosservanza di quanto previsto dall’art 3 della Costituzione, gran parte del Sud è irraggiungibile in treno, vedi la città di Matera; quando è raggiungibile i tempi di percorrenza, vedi in Sicilia, sono fuori da ogni parametro accettabile per uno Stato membro degno dell’Unione europea.

In ultimo la vicenda delle “Olimpiadi invernali a costo zero”, del 2026, o meglio, che doveva essere a costo zero: Veneto e Lombardia hanno già ricevuto uno stanziamento di oltre un miliardo, e ne pretendono altri, perché sono in ritardo con il programma. Senza contare che per recuperare il ritardo, si rischia di provocare un grave danno ambientale. L’allarme è stato lanciato da diverse associazioni di protezione ambientale riunite in un tavolo di lavoro congiunto. Un allarme messo nero su bianco e sottoscritto dai presidenti di otto associazioni ambientaliste: “L’impressione – spiegano le associazioni – è che si punti al commissariamento straordinario degli interventi per recuperare l’evidente ritardo sulla tabella di marcia dei lavori, tutto ciò a scapito degli impatti ambientali che le opere in corso e in progetto avranno sui territori”.

Queste dinamiche sono la dimostrazione che la disomogeneità territoriale nazionale ha evidenti responsabilità governative. Ed è peraltro causa di danno ambientale in quanto i nuovi art 9 e  41 della Costituzione, rischiano di essere ignorati al pari dell’articolo 3 della Costituzione.

 

*Direttivo nazionale M24A-ET
Movimento per l’Equità Territoriale

 

(27 aprile 2022)

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