di G.G.
La classe politica italiana è ormai abituata agli schiaffoni che non fa nemmeno una piega: vanno in televisione e si comportano come fossero piccoli dèi, mortali insignificanti rispetto all’eternità della vita al di là del nefasto tempo che passano su questa terra sentendosi dèi, poi parla Napolitano, e li prende a schiaffoni; parla Mattarella e li prende a schiaffoni e infine parla Draghi e li prende a calci nei denti.
Mai, nella mia inutile vita di cronista politico, mi è capitato di sentire un premier dichiarare in televisione: “Vedo gente che è impegnata a trovarmi una collocazione (…) e se mai dovessi decidere di continuare a lavorare dopo questa avventura (…) un lavoro posso trovarmelo benissimo da solo”. Stiamo parlando di uno degli uomini più potenti del paese, che ha scalato – dentro lo Stato e per lo Stato, oltre che per se stesso – ogni carica possibile, considerato tra i più autorevoli del globo, che dice alla politica io non ho bisogno di voi semmai è vero il contrario.
E la politica zitta mentre il 75enne Draghi tira dritto per la sua strada, continua lungo il cammino indicatogli da Mattarella pronto a mandare a quel paese baracca e burattini quando la politica riprenderà con lo scannatoio pre-elettorale nel solito perpetuo replicare il solito indecente spettacolo sul cadavere del paese.
(12 febbraio 2022)
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