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La cecità dell’ignoranza che crea coerenza

di Daniele Santi

Veleggiando con orecchie tese e ben aperte nei luoghi delle frequentazioni che contano, nel distretto ceramico che vive (male, ormai) in nebbiose pianure tra le province di Reggio Emilia e Modena, si cominciano a captare i primi segnali del “se si va avanti così è inutile produrre” e del “toccherà andare a bussare a soldi al Governo” – che come ricorda argutamente in un bell’articolo il nostro Vanni Sgaravatti su Gaiaitalia.com Notizie, è sempre il “governo del magna magna”.

La zona, da dove zampillavano milioni di lire e si festeggiava il primo miliardo (di lire, of course) sui quotidiani locali salvo poi sputtanarselo, quel miliardo, in avventure sportive discutibili (dal punto di vista finanziario), non si è mai emancipata dal trattore. Con tutto il rispetto per il gasolio, dato che si parla di emancipazione culturale non certo di mancanza di rispetto per i campi che danno cibo.

E in tempi di crisi, visto che si lavora per il benessere della gente [sic], si mettono in cassa integrazione gli operai, si chiudono le fabbriche, si fingono fallimenti e a volte si fallisce anche sul serio, si costruiscono case che basterebbero per venti famiglie con tre o quattro bagni perché, come ho scritto da qualche altra parte, l’idiota abitudine di sprecare l’acqua di tutti come se fosse propria è tipica di chi si crede eterno (e crede eterna anche l’acqua); si va in vacanza dall’altra parte del mondo con mutui bancari che non si è in grado di pagare. Poi la colpa è del presidente del Consiglio.

La percezione del soldo e della prosperità nata negli anni sessanta del secolo scorso per un colpo di culo che soltanto chi è così cieco da credersi anche furbo, avrebbe potuto considerare eterna, si basa su un’altra errata percezioni dell’immutabilità delle cose: ovvero che tutto rimarrà per sempre esattamente com’è. E’ dunque evidente che nelle inutili teste di gente che dal letame è passata direttamente al mare delle Seychelles (lamentandosi perché in quel luogo ameno non servono le lasagne), il concetto del doppio significato della parola crisi che con tanto piacere è citato sui social, è totalmente sconosciuto e al primo segnale si chiudono baracca e burattini, si cerca di avviare una procedura di fallimento, si salva la casetta con con tre o quattro bagni perché, come ho scritto da qualche altra parte, l’idiota abitudine di sprecare l’acqua di tutti come se fosse propria è tipica di chi si crede eterno, ci si trova al bar del centro a decantare l’inutilità del “produrre” con questi costi, fregandosene altamente del panico che generano nelle famiglie con un solo stipendio dichiarazioni di quel tipo, e via con il sentirsi dei praticamente eterni, salvo poi morire nel terrore della scoperta che si è vissuti per niente.

Pochi gli illuminati, che muoiono sempre troppo presto: il resto è tristezza infinita. Sindaci e amministratori locali delle più variegate specie, dall’ex camionista che capisce a malapena i documenti che legge, allo sgrammaticato che salta le righe mentre legge discorsi scritti; dalle proposte di trasferire a lavorare in Russia lavoratori esodati, alle lezioni alle prime elementari sulla bellezza del proprio comune, siamo alla rivendicazione di autonomia ed unicità del piccolo territorio che pensa di farcela da solo, le cui amministrazioni sono così cieche da non rendersi nemmeno conto che se le fabbrichette possono anche chiudere, gli Enti Locali no. E ciò che distrugge uno ricadrà sul successore.

E’ la cecità dell’ignorante che crea coerenza: il rifiuto dell’approfondimento e del vedere la realtà contagia tutte le realtà sociali. Dal quotidiano online locale che pubblica solo comunicati stampa, al teatro inesistente, al cinema che non c’è, alla separazione degli eventi in luoghi per ricchi e luoghi per poveri (separazione mai dichiarata). Per fortuna al bruttume imperante rispondono anche rari amministratori, e ancor più rari imprenditori, ai quali la comunità, intesa come luogo sociale dove l’umanità prospera e si confronta civilmente, interessa sul serio. Mosche bianche.

 

(25 gennaio 2022)

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