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Mismatch lavoro. Un paradosso dentro una soluzione senza alternative

di Alfredo Falletti

Una politica prolifica di neologismi ed acronimi incapace di trovare soluzioni a problemi e criticità concrete. Una di queste criticità è il “mismatch”: non si trovano i lavoratori che servono nonostante ci sia l’offerta: due milioni di posti di lavoro vacanti che sembra impossibile riuscire a coprire nonostante una disponibilità di circa quattro milioni di potenziali lavoratori (gli occupabili meloniani) per metà disoccupati ed il resto i cosiddetti “Neet”, giovani under 30 che non studiano, non si formano, non lavorano.

Su tutto ciò aleggia un paradosso: dal 2008, anno di inizio di una lunghissima crisi nei fatti mai terminata, in Italia è aumentato il tasso di disoccupazione, ma, ecco il paradosso,  è aumentato anche il numero dei posti di lavoro vacanti a causa dell’incompatibilità tra i requisiti richiesti dalle aziende che cercano personale qualificato e le competenze offerte dai lavoratori. Problema che, quindi, si pone già in fase di ricerca ancor prima che in fase di constatazione della capacità lavorativa.

Questo fenomeno, denominato “mismatch” tra domanda e offerta, viene evidenziato dal nuovo rapporto Randstad Research “Posti vacanti e disoccupazione tra passato e futuro”.

L’origine di questo fenomeno è individuabile nella incapacità del sistema formativo del Paese, fin dal percorso scolastico, di essere aderente alle esigenze del mercato, come in quella di seguire le evoluzioni dell’economia, della tecnologia o semplicemente di aggiornare il mercato del lavoro adeguandosi al fluire dei tempi.

Tutti gli studi effettuati mostrano un’accesa insoddisfazione di quei Neet che avrebbero voluto essere indirizzati ad un percorso scolastico e formativo che fosse viatico per l’inserimento nel mondo del lavoro e la guida avrebbe dovuto essere assunta dai docenti e dai formatori in grado di valutare le loro capacità e la loro predisposizione, ma anche dalla famiglia fin troppo spesso legata a falsi presupposti convenzionali sul valore di un titolo di studio piuttosto che un altro tralasciando colpevolmente e superficialmente le attitudini dei figli.

Purtroppo hanno prevalso il lassismo del sistema scolastico e la cecità del conformismo familiare: scuole inadeguate e famiglie senza prospettive hanno generato la mortificazione di una parte di quel mondo dell’occupazione che avrebbe potuto essere il naturale sbocco di milioni di giovani oggi scollegati dal mercato del lavoro.

Da questo nasce la difficoltà di reperire non solo professionalità di alto livello o laureati in materie scientifiche, tecnologiche, ecc. ma soprattutto soggetti nel campo delle professioni tecniche quali informatica, chimica, tecnologie di produzione fino agli specialisti nel campo sanitario, assistenziale e dell’istruzione.

Alla mancanza di offerte “adatte al proprio profilo” si aggiungono spesso la mancanza di stabilità ed un trattamento economico considerato spesso troppo basso anche se a fronte di legittime aspettative di solidità ed equa remunerazione si contrappongono la già detta mancanza di competenza e soprattutto la limitata disponibilità alla mobilità.

In questa interazione e contrapposizione perversa si rivelano quindi fondamentali gli interventi sull’istruzione e sulla la formazione “vera” per creare generazioni di giovani inseriti nel mercato del lavoro e per cercare di recuperare quel che sia possibile di quei Neet che vagano cercando il Santo Graal del posto fisso.

L’alternativa inevitabile alla creazione virtuosa di un sistema formativo valido, attuale ed efficace diventerebbe la continua crescita del popolo Neet fino a superare il 10% della popolazione entro il 2050, quota che dai ricercatori viene indicata quale soglia critica sociale ed economica.

Basti considerare che negli ultimi quindici anni il famigerato mismatch tra domanda e offerta di lavoro ha subito un aggravamento con il tasso di disoccupazione passato dal 6% del 2008 ad oltre il 10% dei nostri giorni con una voragine sempre più ampia tra la domanda e l’offerta di lavoro.

Inequivocabili sono i “numeri” relativi all’aumento dei posti vacanti negli ultimi quindici anni: informazione e comunicazione +1,05%; istruzione +0,70%; commercio ingrosso/dettaglio +0,25%; officina meccanica, artigianato, ecc. +0,25% e così anche per trasporti, logistica, servizi alle imprese, costruzione e industria, agricoltura.

E non sarà certo una soluzione quella che sembrerebbe il Governo stia approntando a causa delle pressanti richieste che arrivano da più parti: un Decreto flussi, e magari una sanatoria, per regolarizzare più immigrati ed al contempo il pensionamento anticipato per centinaia di migliaia di lavoratori…”obsoleti”.

Senza opportunità di futuro tanti Neet finiranno con l’unirsi a quel costante flusso di giovani che ogni anno lasciano questo Paese (1,5 milioni negli ultimi 15 anni per il 75% laureati/specializzati) per andare a far proprio un Paese straniero che li accolga e ne valorizzi capacità e professionalità.

Senza opportunità di futuro questo Paese sarà sempre più un Paese con i vecchi come futuro.

 

(9 marzo 2023)

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