di Andrea Natale
È una consuetudine attaccare i giovani sostenendo che vogliono vivere senza troppe responsabilità. La verità è che oggi avere una famiglia nel nostro paese è arduo. Rispetto al resto dei paesi sviluppati europei ed extra europei, abbinare lavoro e premure verso la famiglia resta complicato, vista la mancanza delle giuste infrastrutture utili per le coppie, quantitativamente e spesso anche qualitativamente.
Nella nostra nazione un genitore per nucleo familiare è spesso costretto ad abbondonare il posto di lavoro per poter sopperire alle esigenze dei figli. Il lavoro precario e il caro vita nella maggior parte dei casi non permettono l’assunzione di babysitter o altre soluzioni private e anche iscrivere i bambini nelle strutture pubbliche, troppo affollate, è una tra le difficoltà più evidenti. Persino la figura dei nonni è cambiata; gran parte di loro preferisce avere ancora una vita lavorativa o investire il tempo in viaggi e attività ricreative.
Le politiche degli altri paesi sviluppati vedono invece (persino) una maggiore considerazione della figura del padre. In Norvegia i padri usufruiscono di 14 settimane di congedo retribuito, in Svezia i genitori hanno la possibilità di congedarsi fino a 480 giorni, e questi sono solo due esempi. In Italia invece il congedo obbligatorio paterno retribuito al 100% è di soli 10 giorni. È necessario un intervento programmato capace di intervenire radicalmente nel sostegno alle famiglie, soprattutto nel post pandemia.
In Germania per sopperire alla crisi economica sanitaria arrivata con e dopo il Covid19 si è deciso di agire intervenendo sul sussidio familiare portandolo a un minimo di 300 euro a figlio nel caso che il genitore che accudisce il bambino non lavori più di 30 ore a settimana, inoltre il genitore impegnato a casa con figlio, ha il diritto di ricevere fino al 67 % del salario medio acquisito nell’ultimo anno.
Questa disparità di trattamento tra paesi europei ha creato una situazione per cui molti italiani, anche con elevate capacità e formazione, ha lasciato il paese: la chiamano fuga di cervelli e a porvi rimedio nemmeno ci pensano nonostante il governo abbia varato recentemente delle nuove misure che prevedono agevolazioni fiscali per chi rientra in Italia, oltre alla modifica delle misure assistenziali per le famiglie, in ritardo e raffazzonando, misure che appaiono già in partenza inadeguate rispetto al costo della vita e al famoso merito di cui delirano nel dare nomi ai ministeri.
Quella che viene chiamata fuga è una necessità che non appare più come solo economica ma come quella di vivere in un contesto in cui il rispetto ed il valore degli individui siano la prima caratteristica in base alla quale fondare una società. Non sempre in Italia questo avviene.
(24 gennaio 2023)
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