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Non siamo un paese per vecchi. Stiamo solo diventando un Paese di vecchi

di Marco Biondi

Quante volte sui social abbiamo letto post, quasi sempre deliranti, che terminavano con la fatidica frase “e non ce lo dicono?” Di solito questi leoni da tastiera se la prendono con i “potenti” che ci nascondono verità scomode, solo per proteggere i loro “sporchi” interessi.

Oggi mi voglio divertire a capovolgere la frittata, per vedere l’effetto che fa. Il nostro è un Paese di vecchi, sempre più vecchi e con sempre meno giovani. Questa è una verità nemmeno tanto nascosta. Quello che generalmente non viene valorizzato è l’effetto devastante di questa scomoda verità.

Mettetevi comodi, e leggete solo se non vi state per appisolare. Sono costretto a darvi un po’ di numeri.

La popolazione italiana negli ultimi 11 anni, dal 2011 al 2022, è diminuita, tutto sommato, non di molto. Abbiamo semplicemente perso quasi un milione e seicentomila abitanti. Se pensiamo che eravamo 60.626.442, siamo diminuiti di un misero 2,6%.

Se però analizziamo un po’ meglio i numeri, scopriamo che gli italiani in età scolare – ovvero fino ai 19 anni – sono diminuiti del 9,5%, perdendo oltre un milione di unità, ma, soprattutto, quelli in età lavorativa di presunta crescita professionale – dai 20 ai 50 anni – sono diminuiti del 16,5% per oltre 4 milioni di unità, “trasferendosi” tra quelli nella fase lavorativa calante – dai 50 ai 70 anni – che sono aumentati del 16,1%.

Una buona notizia arriva però dagli anziani, oltre i 70 anni, che rappresentavano il 15,3% della popolazione ed ora sono il 17,8%. Per fortuna si campa di più.

In tutto ciò, la popolazione ha beneficiato di un saldo positivo dell’immigrazione. Al di là di quello che racconta “una certa politica”, i flussi immigratori sono rimasti abbastanza costanti, così come lo sono stati quelli emigratori. Dal grafico qui sotto vediamo come gli immigrati siano gradualmente scesi dal picco del 2007, quando furono oltre mezzo milione, alla media degli ultimi anni intorno ai 300.000. Sono purtroppo saliti anche gli emigrati – non sempre cervelli in fuga, ma forse per la maggior parte si – che si attestano su una media di circa 150.000 all’anno, con una tendenza abbastanza stabile negli ultimi dieci anni.

Inoltre, le nascite sono sempre di meno mentre i decessi seguono il naturale incremento dell’aumento dell’età media della popolazione. Il grafico qui sotto, rappresenta la drammaticità della situazione

Se vogliamo cercare di sintetizzare l’analisi, scopriamo che i decessi stanno doppiando le nascite, persone “native” in età lavorativa ce ne sono sempre di meno e l’unica speranza di generare qualche flusso positivo di cassa per far fronte all’inevitabile incremento della spesa pensionistica e assistenziale, è rappresentato dall’immigrazione regolare. E allora, cosa non ci stanno dicendo i nostri “illuminati politici”?

Non ci stanno dicendo che l’immigrazione non si deve combattere, ma anzi è opportuno agevolare l’integrazione, che bisognerebbe investire per trattenere “le buone menti” evitando o limitando quell’emigrazione di massa che sta procedendo senza tregua, che bisognerebbe investire sull’assistenza ai giovani, rendendo la maternità un compito meno improbo di quanto non sia al giorno d’oggi, e servirebbe quanto meno agevolare la mobilità interna della popolazione, in modo da avvicinare i lavoratori ai posti di lavoro esistenti. Poi, per carità, creare nuovi posti di lavoro al sud, perché no, ma i tempi di realizzazione sono decisamente più lunghi rispetto al fornire la mano d’opera necessaria alle aziende che la stanno cercando.

Sinceramente non riesco ad appassionarmi al tema se questi siano discorsi di destra o di sinistra. L’unico tema che mi sembra giusto porre è che servirebbero politici capaci, più attenti a soddisfare le esigenze del Paese, rispetto a quelle dei rispettivi partiti.

Ma forse pretendo troppo. Se la pagnotta i politici se la guadagnano con i voti che fanno prendere ai propri partiti, le strade sono sempre due: promettere quello che tutti desiderano, anche se irrealizzabile, o lavorare bene, per far si che l’economia del Paese cresca in maniera sana e utile a soddisfare le esigenze della popolazione.

Concludo dando una mia personale visione: perché la stragrande maggioranza dei politici sceglie la prima soluzione? Forse perché la popolazione ancora non ha imparato a distinguere le chimere dai programmi seri di Governo. Per farlo, però avremmo bisogno di un altro tipo di informazione, ma di questo ne parlerò nel prossimo articolo. Un po’ di pazienza. E’ in arrivo.

 

 

(23 gennaio 2023)

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