di Alfredo Falletti
Anche se normalmente lo facciamo in corpo d’articolo, e a volte anche verso la fine, per raccontarvi ciò che vogliamo raccontarvi ci tocca cominciare dando i numeri:
- 0-14 anni: 2018 13,4%; 2019 13,2% 2020 13,0%; 2021 12,9; 2022 12,7;
- 25-40 = 18%;
- oltre 45 = 55%;
- oltre il 51% della popolazione ha come titolo di studio massimo la licenza di scuola media ed oltre il 5% è del tutto analfabeta;
- circa il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale (massima parte gli over 45).
Questa la realtà di un Paese in cui la preponderanza di anziani è costantemente in aumento rispetto alla popolazione totale tanto da portare il “sistema Paese” a conformarsi fino a determinare con lucidità e consapevolezza una realtà da “vecchi” in ogni aspetto della politica, della società, dell’informazione e perfino dell’intrattenimento.
Insomma un crescente “allevamento” da utilizzare, sfruttare, alimentare perché sia fedele al sistema stesso e capace di creare reddito e potere a chi abbia le redini del sistema medesimo.
Per contro nessun interesse appare manifestarsi dinanzi al fatto che dopo 75 anni l’emigrazione giovanile “per necessità” sia in continuo aumento (dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87%!) e che tale scempio di energie, capacità, competenze potrebbe essere indice che lo Stato non abbia mai fatto neanche il minimo indispensabile per rimediarvi. E nulla si dibatte intorno al fatto che negli ultimi 15 anni oltre due milioni di persone, in massima parte giovani, si siano spostate per andare a lavorare o a studiare all’estero e che questo trend sia in continuo aumento.
Nel solo 2021 questo Paese ha visto partire per l’estero circa 150.000 giovani.
Un Paese per vecchi, dunque, con una capacità (e voglia) di informarsi certamente più “tradizionale” e meno “tecnologica” e quindi più legata all’informazione da tiggì e giornale radio piuttosto che da web. Del resto non vi sono reali innovazioni nell’informazione ed il giornalismo di inchiesta, a parte eccezioni più uniche che rare, subisce boicottaggi e collocazioni in palinsesto il più delle volte penalizzanti. Pochi giovani nell’ambito dell’informazione, troppo pochi per riuscire a imporsi ai vecchi baroni supportati da una politica che mai permetterebbe un giornalismo autentico che dia informazione, formi e consapevolizzi gli spettatori. Troppo pericoloso avere in giro persone pensanti e con capacità critiche, autentiche mine vaganti: Mauro De Mauro; Pippo Fava; Mario Francese; Peppino Impastato; Mauro Rostagno. Ed ancora Ilaria Alpi con Miron Hrovatin, Maria Grazia Cutuli, Walter Tobagi e tante altre, tanti altri. Per carità.
Molto più conveniente una realtà estremamente malleabile e avvezza ad un’informazione di comodo del sistema con trasmissioni apparentemente aperte, ma tutte obbedienti ad un copione politically correct. Una realtà umana con una partecipazione alla vita sociale più concentrata ad ambiti territoriali e personali usuali e conosciuti.
Va da sé che anche le valutazioni politiche facciano parte del sistema “per vecchi” e ben difficilmente nuove realtà riescono a farsi strada senza soccombere sotto il peso della peggior tradizione censoria, della diffidenza verso la novità, accontentandosi del nuovo che avanza già vecchio non per età dei protagonisti, ma per peculiarità, contenuti, luoghi comuni ed eterne strategie consunte di menzogne ed ipocrisie da campagna elettorale che hanno allontanato ormai il 40% degli aventi diritto al voto; eccellente risultato per cui bastano pochi interessati e soprattutto gestibili elettori per portare a casa il risultato che fa più comodo alle strategie di partito e candidato.
E anche l’intrattenimento fa parte strategica del sistema “ti faccio divertire con poco”. O almeno così pare.
Programmi pressoché identici sulle principali reti, trasmessi tutti nel medesimo orario e tutti con contenuti elementari e predigeriti così lo spettatore non deve stancarsi a pensare perché ogni cosa è prevedibile. Così si infonde sicurezza a fronte di tutte le precarietà, di tutte le incertezze che stanno fuori la porta e che hanno portato i giovani ad andar via o a disinteressarsi della realtà che li circonda perché la percepiscono vuota, finta oltre che ostile. Alcuni giovani, preferiscono modi alternativi di informazione ed approfondimento; altra parte, decisamente fin troppo vasta anche non non tanto vasta come si racconta, si butta nel nulla cosmico.
Format televisivi comprati all’estero a prezzo di saldo, film a basso costo ed ancor più bassa qualità, trasmissioni che passano e ripassano sempre uguali nei palinsesti, quiz con domande di imbarazzante stupidità per le quali non si nega un aiutino al concorrente in visibilio nei suoi quindici minuti di fama, secondo il pensiero da “Andy Wharol de noantri”, e le serate trascorrono in attesa che il giorno dopo arrivi con tutte le sue angosce e le sicurezze, con i suoi luoghi comuni e le frasi fatte “da ascensore”. Chissà se torneranno le mezze stagioni…
(16 gennaio 2023)
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