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L’ombra fetida del bullismo sulla felicità dei nostri giovani. Nostra intervista

di Giuseppe Sciarra

A Gragnano in provincia di Napoli lo scorso settembre il giovanissimo Alessandro Cascone di soli 13 anni si è suicidato, gettandosi dal balcone, sconvolgendo un’intera comunità. Alla base del suo tragico gesto ci sarebbe l’ombra del bullismo. Abbiamo intervistato un compaesano di Alessandro che è voluto rimanere anonimo, un uomo ormai adulto che da adolescente è stato vittima di bullismo e che ci ha parlato del suo paese, della sua tragica storia personale e del presente di Gragnano.

Che tipo di realtà è Gragnano? Dopo la morte di Alessandro si è discusso molto di questo piccolo centro campano, la sua storia ha commosso il paese…
Gragnano è una realtà molto particolare in cui la sua caratteristica conformazione geofisica si traduce in differenze anche sul piano pratico e culturale. C’è una zona centrale ben servita e con servizi di ogni tipo, e diverse zone periferiche sia pedemontane, sia in confine con i comuni vicini. Questo comporta un’ampia varietà di esigenze e bisogni, che implicano grandi difficoltà di organizzazione e gestione sia da parte delle varie istituzioni che delle famiglie. In alcune zone non ci sono servizi essenziali come i trasporti, aree ricreative per giovani e bambini, i complessi scolastici sono a rischio permanente di chiusura e manca la presenza giornaliera di controlli e delle forze dell’ordine. Nella realtà questo si traduce per molti genitori in enorme sacrificio e rinunce, perché nella totale assenza delle istituzioni, cercano di far studiare, far fare sport e altre attività ai figli, raggiungendo in autonomia le varie attività dislocate sul territorio, mentre altri giovani che non hanno queste possibilità passano il loro tempo libero in strada facendo gruppo anche sui social, senza alcuna alternativa o prospettiva per il futuro. Ovvio che poi queste due realtà si incrociano e si scontrano nei posti di incontro comune come la scuola, la parrocchia, il bus scolastico, con tutte le conseguenze che ne derivano. Tutti a Gragnano sono stati colpiti dalla vicenda di Alessandro, ma ovviamente ognuno a suo modo ha reagito ed esorcizzato questo tragico evento con i mezzi a propria disposizione. L’argomento bullismo è sempre centrale, e si è cercato di prestare attenzione alla tematica, ma nella pratica i prepotenti restano prepotenti e l’opposizione a tutti quegli atteggiamenti di prevaricazione o viene sottovalutata come “ragazzata” o additata a sua volta come arroganza e maleducazione. Tutti hanno vissuto con dolore la morte di questo giovanissimo, ma a parte qualche iniziativa (murales, incontri con la polizia a scuola sul cyberbullismo) in realtà è mancata un’istituzione (politica, religiosa, educativa) che permettesse non solo di far elaborare la gravità di questo evento, ma che fornisse i mezzi educativi strutturati necessari a tutta la comunità, a tutti i giovani e soprattutto a tutte alle famiglie per affrontare un percorso educativo rispetto a tale tema.

Hai subito bullismo da adolescente. Secondo te quali erano le ragioni che hanno spinto alcuni tuoi coetanei a bullizzarti e a prenderti di mira?
Si, sono stato vittima di bullismo. La cosa grave è che l’ho capito solo in età adulta; quando ho sentito parlare per la prima volta di bullismo ero sorpreso, perché per me tutto quello che mi era accaduto era normale, ero io ad essere inadatto a non sapermi far accettare dai miei coetanei. Un sentimento di manchevolezza che ancora oggi pervade le mie relazioni con gli altri. Ero diverso e non ero integrato. Non facevo gruppetto con gli altri fuori dalla scuola, avevo interessi diversi e modi di esprimermi differenti. Soffrivo per questo, e la mia sofferenza era palpabile, e per questo diventavo il diversivo per gli altri. Venivo isolato, aggredito verbalmente e fisicamente nella totale indifferenza degli altri ragazzi e adulti.

Che fine hanno fatto i bulli che ti hanno preso in giro? Puoi raccontarci qualcuna delle loro storie personali in modo da fare capire ai nostri lettori che tipo di adolescente è un bullo?
I bulli, che mi prendevano in giro per il mio aspetto e per i miei atteggiamenti sono cresciuti, divenuti padre e madri [sic], nessuno di loro ha raggiunto traguardi scolastici o lavorativi significativi, ma spesso i loro figli perpetuano i comportamenti dei loro genitori. Ho capito col tempo, che di solito chi bullizza è perché viene bullizzato, in primis a casa, nella famiglia e riprende questo schema comportamentale nel rapportarsi con gli altri. A loro volta, come i loro familiari, i miei bulli erano troppo impegnati a fare gruppetti in cui giudicare e insultare gli altri per poter costruire se stessi, e il massimo a cui hanno potuto aspirare è stato farsi una famiglia, a qualsiasi costo, in giovane età. Non che ci sia nulla di male a costruire una famiglia, ma deve essere una scelta desiderata e consapevole, non l’unica alternativa possibile. Uno mi è rimasto impresso, era il più feroce con me, ma io ho intuito che aveva un enorme sensibilità che voleva nascondere, celare a tutti; ha cercato in tutti i modi di corrispondere alle aspettative della famiglia e degli amici ma alla fine non ha sostenuto il peso delle aspettative, rinunciando alla sua stessa vita, ammazzandosi. Alla fine io sono sopravvissuto al mio bullo. Io che volevo uccidermi ogni giorno, non sono morto. Lui sì.

Che reazioni ci sono state da parte dei tuoi genitori quando hanno scoperto che per anni sei stato bullizzato? Per esperienza personale è sempre uno shock e può destabilizzare un padre è una madre…
Vedi, non sempre si ha dietro le spalle una famiglia capace di comprenderti e sostenerti. Mia madre ha visto la mia sofferenza e ha reagito in prima persona, ma questo ha solo alleviato la situazione, perché poi ogni giorno ero costretto a frequentare queste persone in sua assenza. Spesso erano gli stessi insegnati a sottovalutare le situazioni e ad attribuire tali comportamenti a una mia difficoltà a integrarmi. Diciamo che ho passato gli anni a sperare che la smettessero e a resistere. Non sono riuscito a guardarmi allo specchio fino a 30 anni, ho talmente odiato il mio corpo da ferirlo e trascurarlo in tutti i modi possibili, a sentirmi immeritevole di amore e stima, senza dover dare o dimostrare qualcosa.

Da ex vittima di bullismo come affronteresti questo problema?
Io affronterei il problema del bullismo aiutando soprattutto le famiglie e i giovani. Darei prima di tutto un’alternativa ai bambini e ai ragazzi. Creerei attività e corsi gratuiti che permettessero ai giovani di esplorare i propri interessi e hobby, aree di gioco e laboratori dove i ragazzi vengono seguiti sotto la supervisione di adulti formati che vigilano e fanno seguire le regole e non invece lasciati a se stessi a giocare nelle strade, come succede oggi. Darei a tutti i giovani di Gragnano la possibilità di spostarsi liberamente, e di poter seguire qualsiasi corso di studio , non solo quelli professionali perché più comodi e/o accessibili. Vorrei che tutti i giovani conoscessero “l’alternativa” e il proprio potenziale. Soprattutto, farei in modo che i genitori (padre e madre) e figli passassero tempo di qualità insieme seguendo un corso o un’attività, in modo da conoscersi e riconoscersi in un contesto diverso da quello familiare e aprirsi sulle tematiche più disparate, sempre sotto la supervisione di personale specializzato. Sai quanti scoprirebbero che i figli sono bullizzati? O viceversa che i figli sono bulli? E’ importante la sensibilizzazione, e parlare del bullismo, ma finché restano progetti e tematiche riguardanti solo il mondo scolastico non se ne verrà mai a capo. Bisogna entrare nelle famiglie, insegnare cos’è realmente bullismo, perché se questa piaga non viene conosciuta per quello che è, verrà sempre sottovalutata. Infine, mi concentrerei sull’educazione all’inclusività, su tutti i piani. Sul piano penale invece proporrei pene severe ed esemplari per chi calunnia e perseguita, fisicamente, verbalmente e virtualmente qualsiasi altro individuo, indipendentemente dall’età.

A tuo avviso da quando tu eri adolescente ad oggi è cambiato il modo di affrontare il bullismo? Tu tra l’altro sei padre; come vigili suoi tuoi figli in merito a questa questione?
Le vicende che mi hanno coinvolto, sono accadute molti anni fa, e nonostante il tempo trascorso, il bullismo esiste ancora., ti uccide dentro e fuori, ogni giorno, tutta la vita e ogni volta sei tu a fare la “scelta”. Oggi, addirittura, noto che c’è maggiore violenza verbale e fisica tra i ragazzi, ma soprattutto oggi i bulli ti perseguitano fino a casa. Neanche nelle camerette i nostri figli sono al sicuro, perché attraverso le chat vengono braccati sempre; ogni ora, ogni giorno e attraverso i social. Non basta più chiudere la porta e rifugiarsi nella famiglia per trovare sollievo. Spesso come genitore, vivo con terrore le vicende che riguardano i miei figli. Questo mi ha portato inizialmente a proteggere e spesso a cercare di mascherare la natura dei miei bambini, per timore che subissero quello che ho subito io. Poi ho capito che loro devono essere loro stessi, e che io non posso esserci sempre a sostenerli e quindi cerco di parlare con loro e farmi spiegare le cose che accadono. Quando in qualche caso ho fatto notare che alcune vicende riportate dai bambini avessero connotati preoccupanti, ho trovato molto sostegno negli insegnanti, ma non in molti genitori o operatori che hanno generalizzato e sottovalutato comportamenti scorretti sia verbali, che fisici di altri bambini. Quindi siamo sempre lì: sono gli adulti a dover essere rieducati e poi i ragazzi.

Quali sono le ferite che lascia il bullismo (che ahimè conosco molto bene)? Cosa ti toglie e cosa può insegnare vivere un dramma del genere?
Con il bullismo ho conosciuto la solitudine, la disperazione e il senso di inadeguatezza. Ho imparato che il problema ero io, che dovevo limitarmi, che ero brutto, che nessuno mi avrebbe mai amato. Che se mi picchiavano non era successo nulla di così grave, che i miei sentimenti non erano importanti, che dovevo essere più bravo, più disponibile, più trasparente. Ecco se fossi diventato trasparente non mi avrebbero visto, non mi avrebbero più perseguitato. Sai, si può diventare trasparente in tanti modi: non mangiando, morendo, scomparendo, tacendo. Sono stato fortunato, forse, ma tutti questi sentimenti sono in me ancora. E nonostante il mio corpo sia qui integro, il mio animo è rotto e piano piano cerca di sabotare tutto, perché la voce del mio bullo è ancora dentro me e mi ricorda che non sono degno della vita che ho, che non sono abbastanza per meritare la felicità, che sono un incapace.

 

(13 novembre 2022)

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