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Oltre a “Genova per Rubens” anche i Magnifici Tappeti Sanguszko, fino al 12 febbraio

di Redazione Arte

Ai Musei di Strada Nuova fino al 12 febbraio 2023 due mostre che intendono indagare la Genova al tempo di Rubens lanciando uno sguardo verso l’Oriente. Palazzo Rosso ospita infatti l’esposizione “I Magnifici Tappeti Sanguszko. I tappeti più belli del mondo: Capolavori dalla Persia del XVI secolo”, mentre a Palazzo Bianco sarà protagonista “Figure Persiane. Rubens, i Genovesi e l’Arte Safavide“.

Entrambe le mostre sono organizzate in collaborazione con la Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica e si inseriscono in “Genova per Rubens. A Network”. Il progetto ideato e curato da Anna Orlando, che accompagna la mostra in corso a Palazzo Ducale “Genova per Rubens” e che coinvolge oltre 50 realtà pubbliche e private in un percorso rubensiano all’interno della città di Genova, si arricchisce dunque di due preziosi tasselli.

L’esposizione, che trae spunto dal restauro, sponsorizzato dalla Fondazione Bruschettini, di uno dei tappeti Sanguszko, proprietà dell’Instituto Valencia de Don Juan di Madrid ed è dedicata alla memoria di Alessandro Bruschettini, il grande intellettuale e collezionista genovese recentemente scomparso, trova nelle sale di Palazzo Rosso, da poco riaperto al pubblico, la sua ambientazione ideale. Infatti, la città di Genova, sin dai secoli del Medioevo, è stata un centro nevralgico del commercio dei tappeti orientali, utilizzati dalle famiglie più abbienti nelle loro dimore e destinati ad impreziosire proprio gli edifici più importanti. Curata da Michael Franses, la mostra presenta contemporaneamente al pubblico – ed è la prima volta in Italia – un numero rilevante di straordinari tappeti persiani del XVI secolo. Nella prima parte del percorso espositivo – altra eccezionalità – viene riunito uno dei più importanti gruppi di tappeti safavidi, costituito da manufatti prodotti nella città di Kerman e denominato “Sanguszko”, dal nome della nobile famiglia polacca che ne ha posseduto uno degli esemplari più noti. Si tratta di una serie di splendide opere d’arte create nel periodo safavide, alla metà del XVI secolo, da artisti di livello eccezionale.

Realizzati con la tecnica dell’annodatura, impiegando filati di lana, cotone e seta di altissima qualità, questi meravigliosi tappeti sono caratterizzati da un’incredibile varietà di figurazioni che alludono alle bellezze della terra e alla vita ultraterrena. Veri e propri “giardini portatili”, parchi di delizie popolati di animali, angeli e musici, erano tenuti in massima considerazione e considerati degni delle dimore più sontuose. Dei quattordici Sanguszko ancora esistenti, otto sono visibili nelle sale del primo piano di Palazzo Rosso, mentre gli altri sei, per dare un quadro completo di questa tipologia, sono presentati sotto forma di riproduzioni in formato 1:1. Al secondo piano dell’edificio il pubblico può ammirare altri quindici meravigliosi tappeti, tra i quali nove in originale e sei sotto forma di riproduzione, provenienti sia da Kerman, sia da altri centri di produzione persiani, come Tabriz o Mashhad. Databili al XVI e XVII secolo, questi manufatti, alcuni dei quali in passato accostati al gruppo Sanguszko, contribuiscono ad ampliare il panorama dell’arte del tappeto nell’epoca Safavide, offrendo ai visitatori l’occasione per scoprire altre tipologie e differenti tipi di decori.

La mostra è possibile grazie alla disponibilità di illustri prestatori pubblici e privati, tra i quali il Museo del Louvre, Il Museo del Tessuto di Lione, il Museo d’Arte Islamica di Berlino, il duca di Buccleuch, il Museo Poldi Pezzoli e la Pinacoteca di Brera di Milano, la Fondazione Thyssen-Bornemisza, l’Instituto Valencia de Don Juan e la stessa Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica.

In stretto collegamento con l’iniziativa di Palazzo Rosso, Palazzo Bianco ospita la mostra dal titolo “Figure persiane. Rubens, i Genovesi e l’arte Safavide”, curata da Loredana Pessa. L’esposizione intende testimoniare lo stretto rapporto e l’influenza che altre espressioni artistiche contemporanee, quali l’arte tessile e le arti del libro, hanno avuto sulla produzione di tappeti e – nel contempo – indagare un aspetto meno noto del grande pittore fiammingo: il suo interesse per l’arte persiana, testimoniato da alcuni disegni e dai manufatti raffigurati nei suoi dipinti, che nel percorso espositivo sono affiancati da una serie di preziose miniature e di tessuti safavidi databili tra XVI e XVII secolo.

Oggetto dell’itinerario sono infatti una serie di preziose opere persiane di epoca safavide, databili al XVI e agli inizi del XVII secolo, per la prima volta offerte all’ammirazione del pubblico italiano. Gli splendidi tessuti serici e le affascinanti miniature di collezione privata sono accomunati dalla presenza di raffigurazioni di personaggi in costume persiano che si riallacciano ai soggetti rappresentati sui tappeti esposti a Palazzo Rosso. Nei primi anni del Seicento, queste raffinatissime ed esotiche figure hanno colpito – come anticipato – l’attenzione di Rubens, come testimoniano alcuni disegni ora conservati presso il British Museum, la cui riproduzione è visibile in mostra, insieme a quella dei numerosi dipinti in cui il grande maestro fiammingo ha inserito costumi, tappeti e tessuti persiani.

Nella stessa sede è esposta anche un’opera eccezionale, una miniatura persiana a soggetto biblico (Susanna e i Vecchioni), eseguita da un pittore persiano ispirato proprio da un modello di Rubens, testimonianza di un dialogo interculturale che ha coinvolto profondamente anche gli artisti che lavoravano nell’ambito dell’impero Safavide.

L’interesse per la Persia Safavide era condiviso, nello stesso periodo, anche da molti genovesi, in linea con una tradizione di rapporti con questa parte del mondo orientale che risale al Medioevo. La città, che nel 1605 accolse Anthony Sherley, il celebre ambasciatore inglese di Shah Abbas, fratello di Robert, ritratto da Anton van Dyck nel 1622 in abiti orientali, continuava ad essere uno snodo importante del commercio con il Medio e l’estremo Oriente e l’afflusso di merci pregiate dalla Persia era assicurato anche grazie all’intermediazione di mercanti armeni. Una sezione della mostra è dedicata alla presenza di tappeti, tessuti e altri manufatti persiani nelle dimore nobiliari, attestata dai dipinti dell’epoca e dai documenti d’archivio, mentre la curiosità e l’attenzione della classe dirigente genovese nei confronti dell’Impero Safavide, in competizione con quello Ottomano, è rivelata anche dalle numerose opere a stampa dedicate alla storia e ai costumi persiani provenienti dalle biblioteche delle famiglie aristocratiche.

Orari: martedì – venerdì: 09.00 – 18.30; sabato e domenica: 09,30 – 18,30
Info: biglietteriabookshop@comune.genova.it
Tel.: +39 0102759185

 

(12 novembre 2022)

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