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Donne (migranti, coraggiose, audaci e fuggiasche)

di Angela Infante

Ogni giorno, in qualsiasi posto io sia fisicamente, e non solo, sento ripetere sempre le stesse affermazioni riguardo Giorgia Meloni e sul fatto che io non gioisca del suo essere diventata la prima donna a capo della Presidenza del Consiglio del mio paese.

Ogni giorno rivendico da donna che ci sono tantissime donne che vorrebbero avere l’opportunità di vivere un’esistenza dignitosa: donne migranti, coraggiose e audaci che sono fuggite dal loro minuscolo paese per arrivare sin qui, in una terra che ora è governata da una donna. Così che non mi resta che raccontarvi è la storia di J. e B, occhi neri, pelle nera, capelli neri e ricci, partite da… per arrivare a… perché nel loro piccolo paese l’omosessualità è punita con leggi severissime. Abitavano una realtà dove: “Nessuno poteva vederci, neanche l’amore che ci legava ci avrebbe riconosciuto” mi racconta J., mentre B. aggiunge con un sorriso amaro: “L’oscurità era nostra amica, nessuno poteva vederci e noi volevamo e dovevamo nasconderci”.

Poi, qualcuno, in realtà altre donne, cominciarono a mettere in giro voci che vedevano queste due giovani sottrarsi al consueto rito del matrimonio, voluto da donne affamate, e dopo una frettolosa benedizione materna, più conveniente per sé stessa che consapevole di quello che realmente stava accadendo, partirono. Ancora donne, molte donne al loro orizzonte. Quando le parole del loro racconto migratorio raggiungono i miei pensieri e la terra libica, il cielo si fa buio perché le stelle non brillano nel cielo di Libia, e loro mi raccontano di non volere essere complici di oscenità note, mai fermate, persino da donne, non vogliono ricordare. E chi vorrebbe?

Mi piace definire le politiche migratorie italiane con questa frase “tra dire e il fare c’è di mezzo il mare, il Mediterraneo, specificherei” e le due donne arrivano in Sicilia, dove invece, il cielo è denso di stelle e mani generose, mani di donne che lavorano duramente. Insieme mi dicono che il loro cielo, per un po’ si è fermato lì, tra il profumo intenso di zagara e quello pungente di origano e tra le mani sapienti di donne accoglienti. Questa storia è costellata di stelle e di donne. Ora la coppia, perché nel frattempo ha conseguito tutto l’iter per il permesso di soggiorno, si è unita civilmente e vive nella capitale.

Un’altra donna coraggiosa, dopo aver incontrato tante donne aride, ha affittato loro una casa a un prezzo equo e adatto alle loro disponibilità economiche. Queste due donne, incredibilmente, lavorano.

Le stelle romane si confondono con la luce dei lampioni e gli occhi di una donna generosa, regalando sorrisi e opportunità. “Abbiamo trovato un lavoro piccolo e sentimenti grandi” dice, stringendo la mano della moglie. “Abitiamo il nostro cuore e una minuscola stanza, dove non ci sentiamo sbagliate”. Tante donne vivono come noi viviamo, e si amano come noi ci amiamo. “È sicuro vivere in Italia”, esclamano! Non hanno potuto guardare indietro e i loro ricordi danzano tra danze macabre e movimenti di solidarietà femminili, sperando in “questi tempi moderni insolitamente accoglienti”.

Questa è una storia di donne, come donna è la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Anche io sono una donna, come tante in questo paese, le tante che si stanno interrogando se per una volta la politica sarà veramente coniugata al femminile o se. Ma, mai come in questo momento mi piacerebbe sentir parlare solo di Solidarietà, aldilà di binarismi obsoleti.

Mi congedo da voi, e da questa storia di donne, con il tormentone del 2019 dove Giorgia Meloni affermava, con energia il suo: “sono una donna” (bianca e etero), Sono una madre” (come valore aggiunto), “sono cristiana” (senza essere sposata in chiesa). Ora può aggiungere, al suo lungo curriculum: “Sono la Presidente del Consiglio”. Cambierà qualcosa? Io sorrido al pensiero delle parole dell’astrofisica, Margherita Hack, una donna non madre, una donna non credente, una donna.

 

(27 ottobre 2022)

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