di Marco Biondi
Dal 1948, quanti anni sono passati? Dopo ben settantaquattro anni, il nostro Paese ha un Presidente del Consiglio donna. Non è una notizia da poco. Perché l’Italia è tristemente indietro nel garantire un’effettiva parità di genere.
Siamo indietro nel mondo del lavoro, con un rapporto drammatico tra manager maschi e manager femmine, così come siamo indietro nell’equiparazione salariale. Le donne guadagnano, mediamente, molto meno dei maschi, anche a parità di ruoli e funzioni. Se poi pensassimo all’ipotetica parità di genere, cosa scopriremmo se dovessimo prendere in considerazione anche le persone omosessuali e transgender, praticamente confinate ai margini della società e soggetti a indicibili segregazioni?
Per non parlare poi degli immigrati! Ma non quelli dell’ultimo mese, o quelli nei centri di accoglienza. Io parlo di quelli che da anni vivono e lavorano nel nostro Paese. Parlo di quelli che sono nati qui, da genitori immigrati. Quelli che parlano i nostri dialetti, che vanno a scuola, che fanno la fortuna delle nostre squadre sportive, di tutti gli sport. Quelli discriminati perché “immigrati”.
E quindi, adesso che finalmente abbiamo una Presidente del Consiglio si avvicina l’ora della rivalsa? L’ora del riscatto per i discriminati, l’ora del raggiungimento finalmente della parità di genere? No, signori. Qui siamo in Italia. La nuova Presidente del Consiglio è a capo di uno dei governi più reazionari e retrogradi della storia repubblicana. Nemmeno col Governo Tambroni o Scelba avevamo mai raggiunto questi livelli. E allora, lasciate ogni speranza o voi che entrate.
Il leit motiv del nuovo Governo, sarà la protezione della famiglia “tradizionale”. Quella della donna in casa ad accudire i figli e del marito a procacciare il cibo! Ovviamente con l’eccezione del Primo Ministro. Siamo al rinnovo della battaglia contro gli immigrati, lontanissimi dall’idea di dargli dignità umana, ma con l’evidente scopo di rimandarli verso l’inferno, piuttosto che adoperarsi per farli integrare. E degli altri … quelli “diversi” [sic] dobbiamo parlare?
Alla fine, signori miei, laddove avremmo potuto avere l’illusione di poterci finalmente presentare a schiena dritta e sguardo orgoglioso nel consesso internazionale, dicendo “Visto, che anche noi ci siamo arrivati?” dovremo ancora abbassare lo sguardo e vergognarci, con la misoginia praticata anche dalle donne, con le nostre omofobie e le nostre perenni discriminazioni. Siamo ancora l’italietta, quella di sempre. Anzi, ci piacerebbe poter dire, quella di sempre. Questa, forse, riuscirà a fare altri passi indietro. Ma tant’è. Questo è quello che hanno voluto la maggioranza degli elettori. Perché, checché se ne dica, l’Italia è ancora questa, e prima che ritorni l’illusione di essere quasi europei, ne deve passare ancora tanto di acqua sotto i ponti. Se poi c’è siccità …..
(21 ottobre 2022)
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