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L’Henry Kissinger della Padania e gli incontri con l’ambasciatore russo: “Ho lavorato alla luce del sole”

di Daniele Santi

Così intervenne Mario Draghi: “Ho raccomandato anche al Copasir che l’importante è che questi rapporti siano trasparenti”, a chiusura di polemiche e ad apertura di azioni precise sulla questione del viaggio in Russia di Salvini, di cui la Lega non sapeva nulla, Draghi non sapeva nulla e la Farnesina nemmeno.

La faccenda diventa ogni giorno più delicata perché parrebbe che Salvini, tenendo all’oscuro anche il partito di cui è segretario e che si prepara al redde rationem nell’immediato post-amministrative che Salvini perderà, si sia incontrato almeno tre volte con l’ambasciatore russo in Italia con il quale, citiamo l’intervento di Alessandro De Angelis alla trasmissione di Radio Uno “Forrest” del 1 giugno, potrebbe avere preparato i quattro punti del piano di pace [sic] da presentare a Mosca scavalcando Draghi.

Anche volendo concedergli le attenuanti della buona fede, raramente si è visto un politico in questo paese fare ripetutamente tanti errori come Salvini. Lui, il diplomatico sopraffino, rompe il silenzio dopo tre giorni: “Per la pace ho lavorato alla luce del sole con ambasciatori e governi di altri Paesi”, non come “tanti colleghi che in questi giorni criticano e chiacchierano, ma per arrivare alla pace non muovono un dito”. E poi arriva il tweet a corroborare la verità salviniana perchè verba volant twitta manent.

 

Non s’è visto granché, in quella luce del sole che data la provenienza del segretario leghista, doveva essere offucsato dalle nebbia. Di fatto dell’agitarsi di Salvini, almeno secondo le dichiarazioni ufficiali, nessuno sapeva niente. Non ve la prendete, sulla faccenda non siamo gli unici a fare dell’ironia, ma è pericolosissima e politicamente pesantissima tant’è vero che il Copasir ha avviato indagini sul ruolo di un diplomatico russo, già espulso, che avrebbe fatto da tramite.

 

(1 giugno 2022)

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