di Giancarlo Grassi
Dopo la questione Savoini defenestrato dal Pirellone a suon di voto segreto dai fucili puntati di sette franchi tiratori (ieri si sospettava di Fratelli d’Italia, oggi parlano invece di leghisti che hanno deciso di dire basta, ma non sapremo mai i nomi) la politica italiana, certa politica italiana, dovrebbe gettare la maschera e dire da che parte sta.
Stanno con la pace, con l’Italia, con l’Orbán o con Putin del quale non pronunciano più nemmeno il nome da quando ha invaso l’Ucraina dopo avere garantito al mondo (Cina inclusa) che non l’avrebbe mai fatto?
Stanno con le democrazie liberali o con il progetto di QAnon a sostegno di complottismi e complottisti, mentre quella di Putin è una guerra certa, nonostante i negazionismi, e con coloro che assaltarono il Campidoglio? Stanno con chi espelle i diplomatici russi o, come ha fatto la Lega, si dissociano? E se si dissociano perché? Per via di quei legami alla Savoini che: “Ammira un regime nemico della libertà di stampa” come da motivazione da defenestrazione dal Pirellone e dal suo ruolo nel Coracom?
Perché ci sono politici che aprivano la bocca ad ogni battito d’ali che sono diventati improvvisamente muti su troppe questioni: Salvini, che il nome di Putin non lo pronuncia mai; Berlusconi, idem; Beppe Grillo, ormai completamente afono; Meloni dei Fratelli d’Italia che è “colpa dei Sovietici” (mica di Putin, dei “sovietici”); Giuseppe Conte tiepido e quasi con raucedine quando parla della questione; troppi che si definiscono di sinistra – addirittura l’ANPI – sembrano confusi.
Non sarebbe tanto più semplice fare come hanno fatto ieri in Germania dove ci si è presi la briga di dire “chiediamo scusa, sulla Russia ci siamo sbagliati”, e tocca invertire la rotta? In questo paese dove tutti sanno tutto di tutto, che è l’unico modo universalmente riconosciuto per affermare che si è ignoranti di tutto ciò di cui si parla, non si chiede mai scusa a nessuno, non si dice mai “ci siamo sbagliati”.
Abbiamo ascoltato due persone nelle ultime settimane dire di essersi sbagliati: il ministro degli Esteri Di Maio che relativamente alla sua affermazione offensiva su Putin ha detto di sé: “Nessuno che ricopra un ruolo istituzionale dovrebbe esprimersi così”, e Beatrice Lorenzin che, rispondendo su La 7 (a Di Martedì) al solito imbronciato Di Battista sempre più pacifista de noantri, ha detto “Ci siamo sbagliati, pensavamo Putin fosse affidabile e abbiamo scoperto che non lo è affatto”. Anzi è pericoloso.
Noi sappiamo con chi stiamo, stiamo contro la guerra. Sempre. Chi fa politica in modo confuso, propagandistico, ambiguo e poco trasparente, racconti per una volta la verità agli elettori e la racconti sul serio: venda il suo prodotto per quello che è. E ne tragga le conseguenze.
(6 aprile 2022)
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