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La corte di “adoratori” delle destre filorusse italiane non sanno più che pesci pigliare

di Marco Maria Freddi

Non sono la Russia o il popolo russo a rappresentare il male, è Vladimir Putin presidente eletto nonché presunto mandante degli assassinii di oppositori, direttore d’orchestra della guerra in Cecenia, dell’annessione della Crimea del marzo 2014 e oggi dell’invasione dell’Ucraina passando per la Georgia e la Siria: Putin l’indifendibile. Uno stratega – fin che durerà – che cavalca la retorica nazionalista e patriottica per fini politici che guardano al solo mantenimento del potere e agli interessi personali suoi e della sua cerchia di scagnozzi, dicasi oligarchi, figli, nipoti e leccaculo del potere sovietico.

Vladimir Putin ha dato il via all’invasione dell’Ucraina annunciando l’inizio delle operazioni militari in una conversazione notturna televisiva dove le falsità, le menzogne e le deformazioni storiche – tutte ad uso interno – non hanno superato i confini russi. Il dato politico di casa nostra, il Bel Paese, è che le azioni di Putin sono state condannate tra tante difficoltà e ipocrisie anche dalle destre nostrane, sia da quelle “liberali” ed “europeiste” che quelle post-fasciste, xenofobe, razziste e “patriottiche” di Lega e FdI.

È vergognoso quanto ridicolo, profondamente immaturo e antistorico che un grande paese Europeo come l’Italia, abbia una destra filorussa, da Berlusconi a Salvini passando per Giorgia Meloni, destre populiste al 40/45 percento dei sondaggi nazionali, destre che applaudono a qualsiasi “uomo forte” si presenti loro, da Viktor Orbán a Andrzej Duda, da Mateusz Morawiecki a Petr Fiala, da Borut Pahor a Recep Tayyip Erdoğan, per arrivare all’invasore dell’Ucraina Vladimir Putin e a quel Donald Trump, il Donald Trump dell’attacco al Campidoglio, il quale ha affermato che il presidente Vladimir Putin sia un genio.

La più intelligente, la patriota nazionale Giorgia Meloni figlia politica di Gianfranco Fini, ha compreso da subito che l’armamentario post-fascita e populista non potevano convergere con l’ambizione di governo e di premierato, l’invasione di una nazione “sovrana” e lo stato di diritto internazionale violato è cosa troppo grossa da poter essere sottovalutato in chiave elettorale. E ha fatto marcia indietro. E tace. Fin quando non si sa.

Non sono solo i neofascisti italiani di Forza Nuova – il movimento che i suoi capi dietro le sbarre dopo l’assalto alla CGIL – ad ammirare il criminale nazionalismo ebbro d’annessione del presidente Vladimir Putin, quasi tutti i partiti della destra estrema e moderata [sic] europea considerano Mosca la capofila di un movimento paneuropeo che in nome del rifiuto della società liberale rispolvera i vessilli della nazione, dell’identità, del patriottismo, della sovranità e della tradizione bianca, cristiana ed eterosessuale. E possibilmente illiberale.

Credo che l’antidemocrata illberale pericolos, è sotto gli occhi di tutti, presidente Vladimir Putin, stia vivendo il suo assalto al Campidoglio, stia vivendo quella che è stata l’elucubrazione mentale e psichiatrica del Papeete, quei momenti che decretano un inevitabile e ineludibile declino politico del leader di turno. Spero i Paesi che compongono l’Unione Europea non vogliano rivivere il dramma Jugoslavo ma siano capaci di un anelito univoco e di rispetto dei nostri valori fondativi, mi auguro che il paternalistico “BelPaese” diventi un Paese maturo, smetta di credere ad apparizioni, miracoli e uomini forti, decisori autocratici che ci sollevino da preoccupazioni e problemi ma si faccia carico della responsabilità della complessità. Per arrivare a tate maturazione civile e politica, abbiamo bisogno di una classe dirigente che crede in una società aperta, capace di affrontare la sfida con coraggio perché in politica e nella vita le cose brutte accadono e possono accadere ancor più vicino a casa nostra di quanto, banalizzando il male, possiamo credere.

 

 

(27 febbraio 2022)

 




 

 

 

 

 

 

 

 



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