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Quelli che gridavano “nostri figli in pericolo per la teoria-gender” li criticano oggi che manifestano contro pericoli reali

di Paolo M. Minciotti

Terzo venerdì consecutivo in piazza per gli studenti d’Italia; sono incazzati neri, forse troppo in alcuni casi e impareranno sulla loro pelle che non si assalta la sede di Confindustria, non si assaltano le sedi istituzionali, e si deve imparare a riconoscere chi si infiltra per fare casino, mettendoli a rischio.

Ma al di là delle innecessarie scorribande qualcosa questi studenti stanno dimostrando: il pericolo sociale non erano le teorie-gender inventante da fantasiosi teocrati dalla peccaminosa erezione. Questi ragazzi, giovanissimi, sono gli stessi che partecipano al gay pride, che escono con il loro amico che ha un ragazzo, con la loro amica che ha la ragazza, con la loro compagna di classe trans, che non fanno differenze sociali tra l’uno e l’altro e diffidano fortemente della macelleria ideologica delle teocrazie vaganti e delle destre illiberali. Dunque il pericolo non è il gender. Il pericolo viene da un’altra parte.

Qualora questi genitori tanto preoccupati della stabilità dei loro eredi da inventarsi pericoli che non ci sono facendo poi loro ingoiare pillole di realtà virtuale – la loro, quella che gli raccontano, dando poi la colpa ad altri – volessero rendersi conto che hanno un problema e ce l’hanno prima in testa poi in casa, potremmo essere davvero sulla via di civilizzare il paese. Con tutto il rispetto per chi civile lo è già.

 

(18 febbraio 2022)

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