di Ghita Gradita
L’attrice un peu agé che Amadeus ha scelto per aprire il Festival di Sanremo si pensava avesse qualche capacità. Ora è noto che non ne ha nessuna degna di nota a conferma che in questi paese a diventare miti sono coloro che stanno nel posto giusto al momento giusto. Se ne faceva a meno.
Avremmo fatto a meno anche di un Gianni Morandi giovanilista un po’ roco con canzoncina del Jovanotti alla jovanottiana maniera, di un paio di stecche tristissime di Massimo Ranieri (canzone bellissima) che spinge, ma non apre; di Orietta Berti vestita da pokemon (e manca all’appello l’ultraottantenne d’assalto che all’anagrafe fa Zanicchi), della canzoncina dal ritmo latino da discoteca ibizenca dove entri gratis basta che consumi, delle lungaggini di un festival che per seguirlo bene devi prendere una settimana di ferie e della solita Noemi sempre più uguale a se stessa e lontana dal resto.
Abbia invece goduto della bellissima Coraline dei Maneskin, di Mahmood e Blanco, delle follie di Fiorello (però anche basta), ci è piaciuta l’anima fado di Yuman che dovrebbe avere più coraggio; gli altri ci è sembrato si siano un po’ buttati via tanto è Sanremo e comunque ci vedono, affermazione così vera che i dati d’ascolto confermano il trionfo: Amadeus e compagnia fanno il 54,5% di share.
(2 febbraio 2022)
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